Alexander Vatagin ‘Shards’

(Valeot Records/Dense/Microsuoni 2009)

Dopo l’analogico arriva il glitch anche per Vatagin. Il secondo album del jolly della Valeot (che suona il basso negli Slon e il violoncello con Werner Kitzmueller) è un miscuglio di ambient e fields sound rifiltrati con sporcizie e schegge (vedi il titolo) di minicrescendi sinusoidali che ricordano le onde di Sachiko M e le improvvisazioni della mente di Otomo Yoshihide.
Il tutto dura poco meno di venti minuti, ma l’idea c’è: partire da pochi strumenti (qualche percussione e il cello) per arrivare a delle minisuite elettroniche disturbanti, sempre sull’orlo del collasso che non arriva. Un minimalismo che non sintetizza troppo, anzi propone. Mica da poco, di questi tempi.

Voto: 7

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Autore: taffey6977@gmail.com