The Skein ‘Cities And Eyes’


(Henceforth Records 2009)

Lavoro particolare, “Cities And Eyes”.
Fatto di
aspra frammentazione digitale, malinconici sprazzi acustici, ed
un’intensissima voce, altalenante fra blues e pulsioni
jazz/avant.
Andrea Parkins e Jessica Constable
(accordion, effetti, samples, live processing, synth, piano e voce,
la prima. Voce ed elettronica; la seconda), sono artiste esperte che
si conoscono bene.
Hanno collaborato spesso insieme, sui lavori
del sassofonista Ellery Eskelin (e non solo…), e possiedono
un’atipica visione comune.
“Cities And Eyes”, è
il loro primo progetto come Skein, ed il bersaglio, è
in parte centrato.
Spingono forte sull’acceleratore, e ne vien
fuori, un bel frullatore d’input.
Entrano ed escono di continuo,
da una forma canzone, quasi classica, tirando e strappando, i lembi
di una camicia bellina, che si squarcia e lascia intravedere la nuda
pelle.
Manipolazione digitale e scatti virtuosistici, che viaggian
su coordinate medio alte.
Soprattutto, quando la massa sonora
proposta, si stratifica, in una sorta di trip hop, torturato e non
ortodosso (Elegy, Orlando In Bayonne, Amble And Fell
In
, l’angoscia di Backroom/No Introduction, Imnop).
Fra
un alto, storicizzato e colto (Robert Wyatt, Julie
Tippett
e Patty Waters), ed un altro tipo di alto,
maggiormente popolare (Beth
Gibbons
, Björk, e
l’incubo/ossessione Nearly God).
La spinta sul versante
estremo, tende però a volte, a far sbandare il progetto,
infarcendo brani ottimi, di ostica attitudine taglia e cuci, troppo
riconducibile, a puro esercizio di stile avantgarde (esempio pratico:
l’intensa linea armonica di Ides For Two, inutilmente
appesantita da glitch e glurb di rito, che la rendono
indigeribile…).
Piccoli aggiustamenti di rotta, potrebbero
scatenare un uragano emotivo.
Dipende dalla voglia che avranno di
traversar l’insidioso guado.
Originale, sul serio, (probabilmente)
prezioso; sul serio (in un futuro, ci auguriam prossimo).

Voto: 7

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