Edoardo Marraffa / Marco Tabellini / Vincenzo Vasi / Stefano Giust ‘Old Red City’

(Setola Di Maiale 2008)

Sanno cosa fanno, con chi lo fanno e dove lo fanno.
Magari
poi, la distanza fra interpreti, impone distacco forzato, ma le
energie girano, e non c’è chilometraggio infinito che
tenga.
Registrato nell’Aprile del 2008 al Crash di Bologna, “Old
Red City”, è una salutare pedata nel culo, per molti
improvvisatori improvvisati, che si sentono eterodossi, ma
hanno manette belle strette ai polsi.
Sax alto e tenore,
batteria, basso, chitarra e un filo di elettronica (discreta e
piccolina…), che si aggrovigliano, si osservano, flirtano
apertamente, si aggrediscono e muovono coralmente.
Marraffa,
Vasi, Giust e Tabellini, possiedono storie (chi
più, chi meno), defilate, importanti e senza compromessi.
E
son impegnati, costantemente e caparbiamente, nel lasciar una scia,
una direzione/ipotesi percorribile per chi verrà.
La messa
in pratica militante, di pure scintille di genio
Il quartetto
improvvisa, e ti par un gruppo di quelli che si alza, colazioneggia,
pranza, cena, dorme, sempre mano nella mano, stretti stretti.
Vero
questo, come i finti capelli del nano più amato dagli
italiani.
E la materia, percorre sentieri, che inglobano schegge
di Rock In Opposition, andature secche d’inclinazione
afroamericana, le impennate di Ayler, l’esuberanza dei
Massacre, il free vero ed il fake jazz dei Lounge Lizards,
rumori e rumorini (ma è più giusto parlare di
tensione…); riconducibili a certa elettroacustica.
E vanno,
s’intrufolano, s’interrogano, si confrontano, in un dialogo sempre
aperto, che, d’istante in istante, si carica ed arricchisce di
suggestioni disparate (il bellissimo insieme,
gioioso/giocoso/esplosivo di Vernicepiena,
il blues sottopelle che preme in Bucaneve).
Ora, se
fra dieci anni, andremo a comprarci la ristampa giapponese
(costosissima) di questo cd, oppure, in alternativa, ci troveremo
questo live in scarico, sul nipote del mulo di oggi, vorrà
dire che siamo dei perfetti cretini.
Perché, in quel caso,
il termine fallimento, non sarà più, un solo e semplice
termine.
Vi volete bene?
Allora cercate questo cd, ma,
sopratutto, invitateli a suonare, sui vostri tetti, nelle vostre
case, nei giardini, sui palchi del vostro centro sociale preferito,
nel locale dietro casa, in quello lontano da casa, ospitateli,
parlateci, organizzatevi, muovetevi, datevi da fare, perché,
il loro (e vostro…) futuro, lo avete fra le mani.
La scena è
vostra/nostra; faccenda da tener ben presente questa.
Dunque,
rompete i coglioni al prossimo, per loro, e per voi.
L’arte del
rabdomante che si tramuta in segno politico.

Voto: 8

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