Yasushi Yoshida ‘Little Grace’

(Noble/Dense 2008)

“Purely beautiful and simply liberated music for your daily life”. Questo il motto della label giapponese noble, che pubblica l’opera seconda di Yasushi Yoshida, musicista anche a servizio di teatro, danza e arti visive. Label, titolo del cd e curriculum, già fanno presagire qualcosa, e infatti bastano i primissimi istanti del cd per capire che il cuore subirà qualche sussulto di troppo. Scarne note di piano come impregnate di lacrime e un violino dolcissimo e malinconico, che ricorda tanto i Dirty Three. Permanent Yesterday, e già ogni cosa sa di rimpianto e perdita, con lo stato d’animo che immediatamente indossa un vestito di caldo e dolce dolore.  Una strategia musicale abbastanza ovvia, ma molto efficace, di fronte alla quale è facile rimanere disarmati.
Musicalmente direi che ci troviamo al cospetto di una sorta di neo classica, tipo Rachel’s per intenderci, con l’aggiunta di qualche sconfinamento nel neo (?) progressive, post rock. Del resto la strumentazione usata parla abbastanza chiaro, con un impressionante assembramento di violini, violoncelli, clarinetti, wurlitzer, glockenspiel, harmonium e tanto altro ancora. Le  tendenze post rock emergono in  Greyed, che intervalla momenti in slow motion, con delle cavalcate orchestrali in crescendo che rimandano a certe cose dei Tortoise.  In qualche modo questo cd è kitsch, eccessivo, per il modo pesante in cui indugia sempre nello stesso territorio emotivo, e per l’abuso di qualche cliché di troppo. Ogni brano emerge lentamente, con passo dolente, piano, piano si distende, si allarga e s’innalza, raggiunge il climax, e poi si arrende e lascia il passo. Attack-sustain-decay, puntatati dritti al cuore. L’uomo dietro ciò però conosce bene la strategia e ha parecchie carte buone in mano. L’orchestrazione è eccellente, e i brani sono quasi tutti a fuoco, graziati da qualche spunto melodico o da qualche crescendo azzeccato. Inutile dire di quanto il cd suoni carico di pathos cinematico. Sfido chiunque ad ascoltare un brano quale Under Cald Winged Steps, con quelle salite e discese di piano, e gli archi persi dietro ad una melodia fantasma, e a non proiettarsi subito un proprio film mentale. Ovviamente nel finale si piange a dirotto.

Voto: 7

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