Yoshio Machida ‘hypernatural 3’


(Baskaru/Dense 2008)

L’esplorazione dell’esistenza attraverso la correlazione più o meno tangibile tra simboli e significati, la riflessione sulla presunzione della scienza di poter domare ogni aspetto della natura, stanno alla base della trilogia hypernatural. Un discorso, musicalmente un collage tra field recordings e tecniche di audio processing,  iniziato dall’artista audio-visivo giapponese Yoshio Machida nel 1997 e che adesso, superate una serie di problematiche relative alla pubblicazione discografica, giunge al suo atto finale. Già collaboratore di personaggi illustri della scena avant giapponese, quali Yoshihide Otomo, Sachiko M, Merzbow, Aki Onda e Toshimaru Nakamura, persegue un discorso molto personale, in cui l’esperienza musicale, ma anche il legame di questa con i titoli, diventa una metafora, la cui interpretazione è delegata alla sensibilità e al vissuto dell’ascoltatore. Queste le intenzioni. E’ però lo stesso Machida ad affermare in un’intervista rilasciata alla rivista Tokafi, che la sua opera può essere apprezzata in due modi: a livello razionale e a livello puramente intuitivo. Se i primi due volumi erano dedicati uno alla “memoria nell’Asia orientale” e l’altro alle “esistenze invisibili”, il tema del capitolo conclusivo è l’oblio, processo positivo secondo l’artista, poiché “forza” in grado di generare nuovi mondi dalle macerie della memoria.  Processo di perdita che si avverte nella prima traccia  Ocean Of Memory: patterns max/msp in sgretolamento, abbozzi di melodie imprigionate dentro il crash di un sistema. Interferenze radio, bleeps, glitches, loops, e voci umane rubate e ora ridotte a fantasmi lasciati a vagare  tra sequenze di bits invece per Camouflage,  dalla consistenza complessiva vibrante e nervosa che riesce a distendersi solo negli ultimissimi istanti. Riflessive e malinconiche, le progressioni minimali di Siesta, mentre la title track, indugia in una stasi rarefatta, quasi un quadro sonoro, in cui frammenti di vita all’aperto sono incorniciati da un sottile drone raga. Non male.

Voto: 7

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