Massimo Falascone ‘Works’

(Setola Di Maiale 2008)

“Works…”, del milanese Massimo Falascone, è
stato senza dubbio, una delle più gradite sorprese
dell’appena trascorso 2008.
Improvvisatore, performer, compositore
digitale, Falascone, è a tutti gli effetti, da considerarsi
un veterano della scena impro italiana.
Attivo sin dai primi
ottanta, ha suonato ed inciso con: Gruppo Contemporaneo, Takla
Makan
, Circadiana, Mondo Ra, Blast Unit
Orchestra
, M.M.&T., CrowdofOne, Edoardo
Ricci
, Wolfgang Fuchs, Peter Kowald,
Fabrizio Spera, Alberto Braida, Peter Friis Nielsen,
Giancarlo Locatelli, Ab Baars, Walter Prati,
Elliott Sharp, Giancarlo Schiaffini, Steve Piccolo,
Gak Sato, Matteo Pennese, Cristiano
Calcagnile
, Xabier Iriondo, Renato Ciunfrini, Bob
Marsh
, Stefano Giust e molti altri ancora.
“Works…”,
sorta di catalogo ragionato elettroacustico, sghembo/sgambettante, è
bello assai, fra collaborazioni ed attimi di raccolto isolamento,
composizione, improvvisazione, colonna sonora e graffio digitale.
Un
gran bel sentire, questo scarno refolo suadente.
Sassofonista e
manipolatore surrealista, Falascone miscela umori elettronici
sottilmente irregolari (nel catalogo Ralph Records starebbe
benissimo…), con chiaroscurali zone acustiche, fatte di
umori/ricordi, impro/jazz neri come pece.
L’epoca dell’oro
(Coleman, Sun Ra, Mingus…),
le astrazioni (Feldman e Satie, in varia grammatura
spirituale…), la carica corrosiva dei Monty Python e di
Peter Sellers ad erodere il quotidiano.
L’elettronica che
spazializza e deforma cubica
la materia.
Questo c’è.
Ed allora, fra una
collaborazione a distanza con Bob Marsh (Ottovolante,
ispiratissima digressione acustico/digitale), ad una con Matteo
Pennese (Discovery, distillato inebriante noir/avant/jazz),
passando per Che Senso Ha, e le sue apparizioni astratte di
sax baritono, in flirt con un’elettronica alla Musci e Venosta (chi li
ricorda?….), non tralasciando la ricetta della Pasta alla Norma,
si dipana, un curioso percorso espressivo, fatto di libere uscite
free ascensionali e lievi nevrosi metropolitane.
Ho avuto la
fortuna di vederlo dal vivo, in compagnia di Bob Marsh, Renato
Ciunfrini, Fabrizio Spera e Graziano Lella.
Le sue parti,
un frenetico movimento di mani, occhi e labbra, soffiar di sax e
tubaglie assortite, uno schiacciar continuo pedali, un’azione
performativa vera e propria.
La freddezza e l’eccesso/rigurgito
concettuale, aggirati e sorpassati, le periferiche digitali azionate
in tempo reale, ad irrobustir la carne del corpo.
Una bellezza,
sensualmente cruda e sudata, dimentica della fase riposo.
Questa
coesa esposizione di reperti sparsi, merita ripetuti ed ammirati
ascolti.
Fra il meglio del meglio nel
2008.
Godibilissimo/ispiratissimo artigianato elettroacustico.

Voto: 8

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