Nicola Ratti ‘From The Desert Came Saltwater’


(Anticipate Recordings/Dense Promotion 2008)

Nonostante abbia lodato costantemente la regata solitaria del Ratti, maturata negli ultimi tre anni con “Prontuario Per Giovani Foglie” e con “Bellows”, rispettivamente, l’ultima chicca sulla lunga distanza e lo splendido tet-a-tet con l’inseparabile Giuseppe Ielasi [qui alla masterizzazione], l’attracco su Anticipate è pura bellezza elettroacustica. Sebbene si peschino ovvi legami con i previi lavori, le poliangolature di “From The Desert Came Saltwater” denotano maturità da vendere, una disposizione a galleggiare senza sforzo tra le numerose, impensabili correnti della contemporaneità. Parte Cartographic Acrobat, un drone in entrata fa da scudo ad una cascata di arpeggi sovrapposti, scagliati come coriandoli in un terso cielo primaverile, il simposio cristallino tra punte melanconiche di pianoforte e una garbata mistura di neologismi concreti e di oggettistica poco-codificabile provvederà a fare il resto. E’ una visione caleidoscopica in cui la voce diviene irrevocabilmente sostanza complementare agli altri compagni di traversata («chitarra, piano, cello, pezzi di batteria e materiali sonori vari – da vinili e da oggetti»), fungendo da astratta cornice d’abbellimento, posta come sigillo d’apertura e di eterna chiusura al cd. Above è onirico songwriting / folk minato in sordina da sfasate pennellate di batteria (Neo-post? Neo-minimali?), una voce in lenta migrazione che rinvia paura e autoanalisi agli improvvisi spuntoni melodici della sei corde. A-soli di chitarra snervati, un pelo notturni, un pelo desertici, esteticamente ielasiani…
La metamorfosi emotiva è un’istituzione nell’itinerario ambito dai brani: Voluta Musica si dischiude con una sventagliata di freaketterie à la Animal Collective (magari sotto il moniker dei Campfire Songs) chiudendosi a riccio con punte adombrate di tenebrosità telluricamente catartica. Coconut dà vita a liriche tentazioni escapiste, metà da sogno / metà da camera, accolte all’uscio da una folk-melody minimalista condotta in primis dal canto di un violoncello. A proposito di Dew & Curfew e Beneath, la prima è un peculiare compendio sul vivere glissandi e armonici in maniera cooderiana, la seconda, una canzone narcotica piuttosto canonica… considerato tutto il resto.
Tape mood, David Grubbs (Gastr del Sol a priori), Ielasi, la nostra sensibile scuola elettroacustica, rivoli addolciti di Loren Mazzacane Connors, Ry Cooder e le polverose danze del deserto, neominimalismi: avremmo la possibilità – e non la forza – di continuare all’infinito, visto che Nicola Ratti pare ispirare mille mondi e mille suoni sempre diversi. Per fortuna basta semplificare le cose e ricordarsi solamente del proprio nome e della propria musica… stregata e senza uguali.

Voto: 8

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