Max Eastley / Graham Halliwell / Evan Parker / Mark Wastell ‘ A Life Saved by a Spider and Two Doves’


(Another Timbre 2008)

Un titolo davvero splendido, tratto da un racconto della letteratura giapponese, così come accadeva per un altro recente titolo del catalogo Another Timbre (il cd di Bechir Saade e Clive Bell), racchiude quest’incontro tra due differenti generazioni di musicisti. Da un lato due dei più attivi esponenti della nuova elettroacustica, Matt Wastell, tam-tam e harmonium, e Graham Halliwell, computer ed electronics, dall’altro un vero e proprio monumento dell’impro radicale, il sempre attuale Evan Parker, ovviamente al sax soprano. E qui posso solo immaginare la gioia di Wastell nel suonare con uno dei suoi eroi di sempre, come recentemente ricordato in maniera simpatica ed affettuosa in un articolo apparso sulla rivista The Wire. In mezzo, lo scultore di suoni Max Eastley, all’opera con l’arc, strumento monocorda da lui appositamente modificato. Registrato dal vivo nella chiesa londinese di St. James, direi che i tre movimenti qui presenti sono in qualche modo influenzati dall’atmosfera del luogo. Come spesso accade nelle musiche proposte da Wastell (ma anche da altri suoi frequenti collaboratori quali Matt Davies, Rhodri Davies e lo stesso Graham Halliwell), l’atmosfera è sospesa, rarefatta, impalpabile, ed ha quel tocco quasi ritualistico che ipnotizza e costringe al silenzio. Basta ascoltare i radi interventi percussivi di Wastell, piccoli, solenni gesti carichi di devozione al Dio del suono sospeso. Non posso dirmi un esperto della sterminata e spesso ostica produzione di Evan Parker, ma qui, con compagni dal tocco asservito alla sottile arte della sobrietà, i suoi interventi sono deliziosamente gentili ed insospettabilmente addomesticati, infinitamente dolci, spesso quasi tradizionali. Questo mentre gli altri musicisti architettano un fondale di suoni circolari, che brillano, vibrano e si distendono. Sembra di osservare lo specchio di una superficie d’acqua, leggermente mossa, sui cui si riflette la luce del sole. Una distesa di calma e tempo infinito, in perenne e placida evoluzione. Basta poco per rimanere soggiogati dallo sguardo ammaliante e zen di questo cd, ovvero i tocchi metallici infinitesimali e dispersi tra le mura della chiesa, quel mormorio indistinto che ovattato s’insinua, i filamenti di electronics, e il delicato e quasi timoroso apparire del sax dei primi istanti di “Human Fireflies”. Dopo Parker inizia a farsi più attivo, ma sempre con estrema parsimonia e misura, troppo fragile la bellezza dell’incantesimo evocato.

Voto: 7

Link correlati:Another Timbre Home Page