Ingmar Bergman ‘Tre diari’

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Di Marco Loprete

marcoloprete@libero.it

 

I Tre diari cui allude il titolo di quest’opera – l’ultima – scritta da Ingmar Bergman sono quelli che egli stesso, la moglie Ingrid von Rosen e la loro figlia Maria scrissero in occasione della malattia della donna. Costruito sul mescolarsi di queste tre voci e su una prosa asciutta, secca, quasi telegrafica (ma per niente fredda), il libro si configura come una toccante riflessione sul dolore, e ci permette di accedere ad un lato più intimo e profondo della personalità di Bergman.

Le due brevi premesse che aprono i Tre diari sono a firma di Ingmar e Maria. Mentre il grande regista ci illustra brevemente la storia della sua relazione con Ingrid, dal loro primo incontro (1957) al matrimonio (11 novembre 1970), Maria racconta della sua infanzia, soffermandosi sul momento in cui, all’età di ventidue anni, le fu rivelato di essere figlia di Ingmar (quando lei nacque, nel ’59, entrambi i genitori erano sposati con altri).

E’ importante sapere che i diari non sono stati in alcun modo alterati; si tratta di scritti privati, pensati dunque non per essere letti da occhi terzi, ma solo ed esclusivamente per cercare di dare un senso ad una sofferenza che senso sembrava non avere. Da qui la forma volutamente semplice, lineare, che, se non lo rende un capolavoro della letteratura del ‘900, certo ne testimonia tutta la spontaneità e la genuinità.