Alanis Morissette ‘Flavors Of Entanglement’

(Warner Bros 2008)

Diciamoci la verità: è da “Jagged Little Pill” che Alanis Morissette non ne azzecca più una. Correva l’anno 1995, e la bella canadese veniva da due dischi di mediocre sinth-pop commerciale sulla falsariga delle produzioni di Madonna ed ora pressochè introvabili. Trasferitasi dalla nativa Ottawa a Los Angeles, la nostra trovò sulla sua strada il produttore Glenn Ballard. Fu così che nacque quella irresistibile miscela di pop e rock che è “Jagged Little Pill”. Grazie a singoli come Hand in My Pocket, All I Really Want, You Learn ed Ironic, il disco ottenne un incredibile successo commerciale. I successivi “Supposed Former Infatuation Junkie”, “Under Rug Swept” e “So Called Chaos” non sono riusciti a replicare né gli esiti commerciali né i risultati artistici di quell’LP.
E questo “Flavors Of Entanglement” non fa, ahinoi, eccezione. Come i precedenti, non è un disco terribile, ma piuttosto un’opera irrilevante, a tratti persino confusa. Le cose migliori sono quelle più semplici: il singolo Underneath, un bel pop rock semplice semplice, la delicata ballad pianistica Not As We, la lieve melodia di In Praise Of The Wulnerable Man, il pop intimista di Torch ed Incomplete, a metà tra la filastrocca folk e l’elettronica. Il resto è fatto di pezzi scarsamente convincenti, in cui a prevalere è la dimensione elettronica: Moratorium, Straitjacket (un orrendo pop danzereccio), Giggling Again For No Reason e Versions Of Violence (degna dei peggiori Evanescence); intrigante ma nient’altro la commistione di sonorità orientaleggianti e chitarre pesanti dell’opener Citizen Of The Planet.
“Flavors Of Entanglement” fa insomma pensare che Alanis Morissette abbia ormai ben poco da dire.

Voto: 5

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