Damo Suzuki With Metak Network/With Zu And Xabier Iriondo ‘Split 10”’


(Wallace Records/PhonoMetak Labs 2008)

Quarto volume della serie PhonoMetak, nata dalla collaborazione tra Wallace Records e il SoundMetak di Xabier Iriondo: come i precedenti capitoli della serie si tratta di uno split in vinile 10″, edizione limitata, stavolta incentrato sulla figura di Damo Suzuki, storica voce dei seminali Can.
Due i collettivi che accompagnano il cantante nipponico: da un lato il Metak Network formato da Paolo Cantù, Mattia Coletti, Alberto Morelli e Xabier Iriondo, risultato due brani, testimonianza di una performance al SoundMetak alla fine del 2006; dall’altro gli onnipresenti Zu con l’altrettanto onnipresente Iriondo, anche in questo caso due brani, registrati in un teatro dei Paesi Baschi nel giugno del 2005.
Dove siete stati l’ultima estate? è un delirante free jazz teso come un cavo d’acciaio, ambiente ideale per l’irrequieto spirito dell’ex Can: una cavalcata noise che prima si satura di elettricità, poi si placa, col cantante perso in una totale trance psichica, ed infine sfocia in una pioggia di percussioni e feedback; in Un oceano di due mezzelune Suzuki invece brontola, recita e contorce le corde vocali come un incrocio tra Beefheart e Waits, mentre il Metak Network dipinge un paesaggio sonoro che parte dall’Estremo Oriente, per perdersi in un vuoto cosmico punteggiato da meteore di rumore e note abbozzate.
Cambio lato e cambio gruppo: ci aspetta La città nascosta, composizione minimale che mette in risalto l’istrionismo e l’ampiezza del registro vocale di Damo Suzuki, capace di passare dalle più soavi melodie a borbottii che sanno di whiskey e di troppe sigarette. Battaglia, Pupillo e Mai per una volta rimangono quieti lasciando libera scena al protagonista, mentre il lavoro di Iriondo (chitarra e Mahai Metak) contribuisce a dare al brano un che di bucolico.
Zu che si rifanno nella successiva Il territorio proibito, mastodontica sezione ritmica e solito sax folle di Luca Mai, un noise-industrial solidissimo che sfuma in un post-coito di allucinato impro-jazz. E lo sciamanico Suzuki che, per l’ennesima volta, giostra alla perfezione i propri demoni interiori, e plasma i suoi deliri e i suoi tormenti come fossero creta.

Voto: 8

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Autore: alealeale82@yahoo.it