Olivier Assays, Stig Björkman ‘Conversazione con Ingmar Bergman’

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Di Marco Loprete

marcoloprete@yahoo.it

Il cinema di Ingmar Bergman (1918 – 2007) ha rappresentato uno dei vertici della settima arte. Film  come “Il settimo sigillo”, “Il posto delle fragole”, “Il volto”, “Come in uno specchio”, “Il silenzio”, “Persona”, “L’ora del lupo”, “Sussurri e grida”, “Scene da un matrimonio”, “Sinfonia d’autunno” e “Fanny e Alexander” rappresentano altrettanti capolavori della cinematografia mondiale, capaci come sono di scandagliare con occhio acuto i recessi più profondi dell’animo umano.

E proprio a questo straordinario autore è dedicato il volume edito dalla Lindau, “Conversazioni con Ingmar Bergman”, che raccoglie le trascrizioni di una serie di chiacchierate (tre, per la precisione) che il grande maestro svedese ha avuto con i cineasti e teorici Stig Björkman e Olivier Assays (regista, tra le altre cose, del cult-movie “Demonlover”).

Le tre conversazioni si sono svolte il 14, 15 e 16 marzo del 1990, nell’ufficio che Bergman aveva all’interno del Teatro Reale Drammatico di Stoccolma. E da queste chiacchierate emerge non solo la visione del cinema del regista, ma anche il ritratto di un uomo profondamente innamorato del suo lavoro e sempre pronto a cercare di cogliere e ad indagare tutto ciò che sembra collocarsi oltre il visibile, sia esso un moto dell’animo o l’ambiguità di un’immagine.

Ad arricchire l’opera, un breve “itinerario bergmaniano”, firmato da Assays, in cui il regista analizza alcuni aspetti del cinema dell’autore de “Il settimo sigillo”, ed una dettagliata filmografia, a cura di Manrico Mattioli e Alessandra Varetto.

“Molti cineasti che hanno messo tanto di sé nella loro opera – si legge nell’introduzione al testo – si sono preoccupati di proteggersi, di dissimularsi. Bergman ha messo tutto nei suoi film. C’è per intero: nudo. Al tempo stesso illusionista e reo confesso di questa illusione, vulnerabile e inaccessibile, umano e insondabile. La sua opera è chiusa, non parla che di lui e il ritratto è già tutto compiuto, come Bergman ricorda spesso con una sfumatura di soddisfazione, come se al di là passasse qualcosa del suo potere sovrano”.

Come non essere d’accordo?

 

Link: Edizioni Lindau