Black Taper Taiga ‘Black Taper Taiga’

(Setola Di Maiale 2007)

18 minuti e quarantasette secondi, e Black Taper Taiga
acchiappa il diavolo per la coda.
Shawn Ciocchiatti-Oakey
(Those Lone Vamps, chitarra
acustica e voce), Matteo Perissutti (chitarra
elettrica) e Stefano Giust (batteria oltre che
folle signor setolare), tanto c’impiegano ad esporre in teoria
e pratica, la propria, angolare, visione/canzone.
Un rigurgito
spettrale, blues svaccato notturno, un filo di suono, un
ripensamento, una tirata incarognita dritta sul muso, t’incazzi; ne
vuoi di più.
Che non bastano questi minuti, che della voce
che s’impiastra sulle pareti, delle chitarre che s’avvitano sbieche e
del battito epidemico di Giust, s’intravede un bisogno urgente dalle
nostre parti.
Di più; di più!
Suona azzardato,
improbabile e (forse) irripetibile, futuribile, unico;
probabile.
Canzoni, canzoni da mandar giù a sorsate
robuste, fotte un cazzo della gola che brucia; butta giù.
Fandango,
in 2:20 ti ha già preso a calci nel culo in varie posizioni e
modalità; sai che non sarà facile.
Blues iracondo,
rurale e cingolato, Neil (periodo) “Dead Man”
Young in fase impro ululante.
Fregi rurali modernisti,
scuotimento ed apatia; tagliato a fette da un sole implacabile.
La
rovinosa The Nightwatch, accartocciamento nevrotico/lisergico;
fra kraut e Who Do You Love versione Quicksilver Messenger
Service
.
In opposition disastrata da qualche parte;
batterici più che altro.
Funk ustionato nelle pelli, Magic
Band
in fase cubista (i Polvo a pranzo con i Residents?),
la voce fra Minton, Tuva ed
un delta nostrano; miraggio appunto.
Sbracciarsi è
d’obbligo, Setola grufola nel meglio; dalle parti
dell’eccellenza assoluta.
Un fremito violento; uno spasmo.

Stupore.

Voto: 8

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