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Bernard Eisenschitz ‘Storia del cinema tedesco’. Click Per Infos.

Alberto Spadafora – Ufficio Stampa Cinema
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Presentiamo nella collana «Saggi» la seconda, nuova edizione di

STORIA DEL CINEMA TEDESCO

di Bernard Eisenschitz

già in tutte le librerie.
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«Saggi» / ISBN 9788871807492 / euro 18,00 / 21×14 cm /
pp. 207 / traduzione di Federica Sorba
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La Germania è stata al centro del cinema mondiale in due (tre) momenti della sua storia: durante la Repubblica di Weimar (con Lubitsch, Lang, Murnau, Pabst e Ophuls), negli anni ’60 e ’70 del Novecento (con Kluge, Wenders, Fassbinder, Schlöndorff, Straub e Thome), e invero anche in queste più recenti stagioni cinematografiche. Ma al di fuori di questi periodi è esistita un’industria le cui origini coincidono con quelle del cinema e le cui opere sono il riflesso dei tempi e delle condizioni del paese: il cinema del Terzo Reich, controllato da Goebbels, i film degli esuli antinazisti dispersi nel mondo o ancora la produzione della DEFA nella Repubblica Democratica e il «cinema di papà» nella Repubblica Federale.
Di tali complesse e appassionanti vicende, Bernard Eisenschitz traccia in questo libro un profilo esemplare per completezza e rigore.
Scrive l’autore in apertura del volume:

Passanti, omnibus a cavalli, poliziotti che avanzano su un ponte di pietra massiccio, il ponte Augusto di Dresda. Davanti a questo film, uno dei primi girati dagli operatori Lumière nel 1896, Henri Langlois commenta: «Tutta la potenza della Germania traspare da questo piano. D’improvviso scopriamo che l’Impero di Guglielmo II era già il XX secolo, mentre noi [la Francia] eravamo il fiore del XIX!» 1. Paese fortemente industrializzato, all’avanguardia nel campo dell’ottica e della chimica, la Germania dell’Impero gioca, nel quadro del cinema delle origini, un ruolo modesto, ma sufficiente per essere più tardi rivendicato dai nazionalisti. I fratelli Max ed Emil Skladanowsky, imbonitori di lanterna magica, avrebbero girato la loro prima «scena filmata» su un tetto di Berlino già il 21 agosto 1892. Il 1 novembre 1895 essi presentano alla sala di varietà del Wintergarten il loro apparecchio chiamato Bioscop (o Bioskop, o Bioscope), inaugurando in Europa le proiezioni pubbliche e a pagamento d’immagini animate, quasi due mesi prima del Cinematografo Lumière. L’apparecchio è decisamente in ritardo rispetto al livello raggiunto dalla tenica: due film di dieci immagini ciascuno, perforati per mezzo di occhielli metallici, scorrono davanti a due obiettivi, che vengono scoperti alternativamente.
Essi presentano la loro invenzione nell’Europa del Nord (dove la parola «bioskop» si diffonde più del termine «cinema»). Significativo che i loro primi programmi si compongano quasi esclusivamente di numeri di varietà. Il cinema si integra nei programmi degli spettacoli da fiera e dei music-hall.

 

L’AUTORE:

Bernard Eisenschitz, storico del cinema e traduttore, è stato membro del comitato di redazione della rivista «Cinémathèque» (fino al n. 18), è autore di importanti studi su Nicholas Ray, Fritz Lang, Chris Marker, Robert Kramer. L’edizione francese di questo saggio ha vinto il «Prix Philippe Arnaud».

 

L’INDICE:

Introduzione

1. 1895-1918. Un’industria sotto l’Impero
Gli inizi di un’industria, 14
Star e autori, 16
Guerra e cinema, 21

2. 1918-1925. Lo Schermo demoniaco
Il cinema e il suo tempo, 25
Il gabinetto del dottor Caligari, 31
I misteri dell’anima, 34
Le ambiguità dello Schermo demoniaco, 37
Carl Mayer e il «Kammerspiel», 39
F. W. Murnau, 41
Fritz Lang, 44
L’anno 1925, 46

3. 1926-1929. Gli ultimi anni del muto
Concentrazione, emigrazione, rinnovamento, 54
La Nuova Oggettività, 57
Impadronirsi del cinema, 59

4. 1929-1933. Il passaggio al sonoro e la fine della Repubblica
Il mondo nel teatro di posa, 69
Il mondo in crisi, 73
M, il mostro di Düsseldorf, 76
Bertolt Brecht, Max Ophüls, 78
Un testamento, 81

5. 1933-1945. Il cinema secondo Goebbels
Mettersi al passo, 83
L’industria con Goebbels, 85
Leni Riefenstahl e le avanguardie, 91
Guerra e cinema (bis), 94

6. 1933-1945. L’altra Germania: i cineasti in esilio
Terre d’accoglienza?, 107
Hollywood, 110

7. 1945-1962. Il cinema di papà (RFT)
Tra le rovine, 119
La Germania di Adenauer: «È colpa di Hitler», 122
Il ritorno, 125
Il cinema dei distributori, 128
Il piacere della volgarità, 130

8. 1945-1989. A Est (Zona sovietica e RDT)
Risorta dalle rovine, 131
Il «Primo Stato tedesco operaio e contadino», 135
1953-1961: dall’insurrezione al Muro, 137
La generazione degli anni ’60, 140
La fine, 145
Il documentario, 147

9. 1962-1980. Il Giovane cinema tedesco (RFT)
Straub, Kluge e qualcun altro, 152
Il cinema di papà non è morto, 155
1968 e dopo, 156
Il Nuovo cinema tedesco, 163

10. 1980-1998. Post scriptum
Gli anni ’80, 173
Gli anni ’90, 182