Alec K. Redfearn & The Eyesores ‘The Blind Spot’

(Cuneiform Records/Ird 2007)

Questo disco ha un grave problema: non ha cuore. Le undici tracce che lo compongono scorrono via come acqua corrente, senza riuscire ad imprimersi nella mente dell’ascoltatore. Ciò non significa che “The Blind Spot” sia banale. Tutt’altro. Alec Redfearn è un musicista troppo colto per scadere nel già sentito e nei brani del disco combina influenze che vanno dall’elettronica sperimentale al folk, passando per la drone ed il noise. Il punto è che la materia è trattata con distacco quasi accademico: l’impressione è quella di un professore seduto alla sua cattedra che snoccioli numeri e formule matematiche senza alcuna partecipazione.
E così il metronomico strumentale elettronico di The Perforated Veil, il violino esteuropeo di Queen Of The Wires, la sinistra sequenza di otto canzoni “I Am The Resurrection And The Light”, che Redfearn ha scritto, in omaggio gli amici morti a causa della droga e come riflessione sulla sua esperienza di ex tossicodipendente, nella quale spiccano l’obliqua Blue On White, col suo finale thrilling, i complicati impasti vocali di The Radiator Hymn, l’ossessiva River Of Glass, i droni e le orchestrazioni di The Flesh Of The Drum e la polifonica The Blind Spot, faticano ad accattivarsi le simpatie dell’ascoltatore, che potrà trovare intriganti certe soluzioni, ma solo da un punto di vista strettamente intellettuale: stomaco e cuore sono tagliati completamente fuori dall’ascolto.
Un peccato.

Voto: 6

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