Axel Dörner, Lucio Capece ‘untitled’

 

(l’innomable
2007 )

Il trombettista Axel Dörner è
una figura chiave nello sviluppo dell’improvvisazione radicale di
questi anni, avendo fornito un contributo notevole a ridefinire la
fisionomia acustica del suo strumento specifico, che ha finito per
contagiare la famiglia fiatistica tutta. Finisce l’era in cui l’impro
si richiama al free jazz, l’opera di destrutturazione di un Evan
Parker
portata alle estreme conseguenze, e la musica che si priva
di se stessa per reinventarsi. Astrazione, minimalismo, e gli
strumenti, ridotti a puro fiato, non producono più note, ma
segni, come pennellate su una tela bianca: singhiozzi, sputi,
strozzamenti, borbotti, folate e via riducendo. Potrei anche
chiuderla qui, chi conosce l’opera del tedesco
(che però sa essere molto versatile, basti pensare alla sua
attività più propriamente jazzistica) sa bene cosa
aspettarsi, ma qualche parola in più devo pur aggiungerla. Due
lunghe improvvisazioni, eseguite in coppia con l’argentino Lucio
Capece
, al clarinetto
contrabbasso e al sax soprano, che poco o nulla di nuovo aggiungono
allo stato di cose accennato prima, solo un altro piccolo tassello
nella storia del genere. Atmosfera molto austera, la tromba di Dörner
che agita vortici, si allunga e si accorcia, esplora anfratti
profondissimi, si spegne, si rialza, e dialoga con il dizionario,
simile ma spesso più percussivo e frastagliato dell’argentino.
Una processione di textures grigie e informi, che scivolano e
stridono l’una sull’altra, e che proprio sull’assenza di colore e
forma basano il loro strano ed oscuro concetto di bellezza. Facile
perdervisi dentro, leggervi quello che si vuole, basta averne la
voglia, roba mica da poco. Alcuni momenti comunque spiccano su altri,
come il finale concitato del primo brano; suoni droneggianti,
strilli, silenzi, i due che sembrano sputarsi scorie nucleari in
faccia l’un l’altro, per infine agonizzare. Oppure l’inizio del
secondo, masse di fiato che si muovono stanche e poi l’arrivo,
inatteso e schockante, di quel colpo, come un motore che si accende e
parte all’improvviso. Disco sicuramente non imprescindibile,
consigliabile a completisti ed ultra appassionati, agli altri
suggerisco il recente cd di Dörner in coppia con la no-input
mixing board
di Toshimaru
Nakamura
, sicuramente più
vario e contrastato dinamicamente.

Voto: 6

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