Naked Musicians ‘Music for a 24 Musicians in ‘A Sicilian Way of Cooking Mind’’

(Improvvisatore Involontario / Wide 2007)

Come non trovarsi d’accordo con le parole di Enrico Bettinello messe in chiusura all’elogio verso i Naked Musicians, quella di “A Sicilian Way of Cooking Mind” è un’operazione irresistibile e impedibile: lavoro concettuale e ‘simbolico’ ordito da un organico di 24 musicisti che riprova il cervellotico assetto ideologico e la scaltra creatività, dedotta da un ricco caleidoscopio di stili sondati non solo impro-jazz, congenita al percussionista e compositore palermitano.
Una scorribanda durata due giorni in cui Cusa ha coinvolto artisti di diversa estrazione che, fatta eccezione per il trombettista sardo Riccardo Pittau, condividevano con esso la medesima origine sicula. Ma a parte la conformazione geografica dell’ensemble, i Naked Musicians giungono alla vita per eseguire uno scopo ben preciso, ossia modellare musica secondo un’insolita metrica di conduzione (‘conduction’) dove svanisce completamente la classica partitura musicale, cambiata con l’uso (più metafisico) di simboli appositamente creati. Scrittura simbolica, la genesi delle note avverata per mezzo figurativo, i nostri approdano alla stesura di otto brani, mediante un mezzo di sicuro rivoluzionario e di cui perdura la forte curiosità nell’apprendere più specificamente l’anima, il mood di tale concetto.
Richiusa la teoria nel cassetto, l’ascolto di queste gemme è equiparabile solo al cammino sfrenato e spedito di un ottovolante: si è scaraventati da un genere all’altro, con la velocità di un turbine, senza che si abbia il tempo di comprendere minimi mutamenti. Le alterazioni della ‘forma’ sono continue e si producono anche all’interno di un solo brano (del resto, tutti sono assestati su durate medio-lunghe) spingendosi in avanti con spigliatezza e con un’ottima interazione collettiva tra i partecipanti. Eruzione ‘impulsiva’ e meravigliosa di scorci etnicheggianti, jazz da camera, tradizione (sonora) nostrana, minimalismo Reich-iano, percussionismo tribale, free jazz mangia budella, astrazione, stemperato romanticismo, parentesi extra colte, colori mediterranei ed esotici, ‘irritazione’ metropolitana, assurdo electro-funk e improvvisazione ferruginosa à la zio Bailey, lounge drogata…
I titoli assegnati alle composizioni sono piccanti e beffardi spaccati di impegno sociale e di funambolico no-sense: L’Avvitamento del Capitalismo, La Morte del Sistema Mal Temperato, Stasi Creativa in James Brown, Globalizzazione, Del perché è impossibile che l’Uomo sia atterrato sulla Terra

Voto: 8

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