Günter Müller ‘Reframed’

(Cut 2007)

Ok, conosciamo abbastanza di Günter
Müller, ex batterista ormai convertito all’elettronica, a
percussioni fuori dall’ordinario, iPod, campionatori e quant’altro,
proprietario della prestigiosa For 4 Ears, e vero e proprio
musicista prezzemolo della scena musicale; collaborazioni con in
pratica ogni nome che si rispetti, specie se dagli occhi a mandorla.
Ma a dispetto di una discografia sterminata, non sono molti i dischi
ascrivibili esclusivamente al musicista svizzero. È per
questo, ma non solo, che “Reframed” rappresenta un’uscita
molto interessante, anzi una vera e propria piccola sorpresa data la
freschezza e qualità della musica contenuta. Abbastanza
diverso rispetto al suo “tipico” suono, che solitamente
contribuisce non poco a riempire i vuoti nelle partnership con altri
musicisti, con quel fondale di superfici, ora levigate ora abrasive,
ma sempre pulsanti seconda una logica ritmica mutante e fuzzyficata.
Qui invece la musica è maggiormente astratta, si fa
meditativa, sfiora derive umorali quasi ambient e propone dense
distese di suono pregnante, dove quel che rimane del senso del ritmo
assume forme ancora più sfumate e cerebrali (ma non
cervellotiche). Non sempre è facile capire le fonti utilizzate
per produrre certa musica, anzi, in certi casi diventa una sorta di
rebus, ma è interessante sapere che, stando alle note, questo cd è stato
costruito partendo dal suono di cimbali campionati e ri-processati.
Non so, e non voglio neanche sapere cosa significhi esattamente da un punto di vista tecnico, ma i
risultati sono notevoli, all’insegna di un attento lavoro di
composizione, che accosta e assembla con gran classe, con quel tocco di calore spesso assente da certe produzioni. Ad ogni modo, anche se opportunamente rielaborati, in più momenti i
cimbali sono ben identificabili, magari assimilati da qualche nebulosa
di suoni, ma anche brillanti di luce propria. Quasi da cinema
Lynchiano (hmmm, qualcuno, e non solo il sottoscritto, inizia ad
abusare di questo termine, ma rende l’idea) l’inizio di Reframed
1
, il suono che si innalza ed
espande come l’alba di un nuovo giorno, e quell’effetto acustico
roteante che sembra la bobina di un film intrappolata in un loop.
Ancora un piccolo passo verso l’astrazione in Reframed 2,
perfetto meccanismo d’incastri frequenziali, e un’idea sottile di
ritmo, dovuta all’interazione delle sinusoidi e ai patterns circolari
e risonanti che ne derivano. Sempre affascinanti questo genere di suoni, con il loro occasionale sfuggire al
controllo del musicista, e creare da soli sfruttando le leggi fisiche.
Verso la fine qui i cimbali diventano sempre più
intellegibili, si avverte l’effetto fisico della loro presenza e se
ne immagina la manipolazione, mentre un gran pulsare inghiotte tutto.
Chiaroscuri e feedback avvolgente a volontà in Reframed 3,
dove i cimbali appaiono e scompaiono dal background come ombre
furtive. Leggermente più urticante, ma ancora ben avvolta da
una cappa onirica, la traccia conclusiva, che in maniera impassibile
macina un formicolio di bits su cui spirali metalliche tracciano
ampi giri. Ripeto, una sorpresa, non mi aspettavo queste eleganti
introspezioni tra sospensione e trasfigurazione del suono.

Voto: 8

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