Franco Montini E Piero Spila ‘Gian Maria Volonté. Lo Sguardo Ribelle’

 

Di Francesca Viscioni
francescaviscioni@hotmail.com
Lo sentite? Sentite questo rumore sommesso? Avvicinate il mouse all’orecchio a mo’ di conchiglia evocativa…vuuu-uuuuuu…E’ rumore di vento…”Si leva il vento…Bisogna tentare di vivere”. Con questo vibrante frammento poetico estratto dal “Cimitero marino” di Valéry, si chiude il volume “Gianmaria Volonté. Lo sguardo ribelle”(Fandango Libri) a cura di Franco Montini e Piero Spila, puntuale raccolta di saggi critici, cronache, testimonianze e documenti, corredata da un suggestivo impianto fotografico.
Si avverte una bella sensazione di vento in corpo, al termine della lettura/visione e un odore di salmastro sembra aleggiare nell’aria.
Pagina dopo pagina prende forma il ritratto chiaroscurale di un uomo-attore ricco di contraddizioni, consumatosi dentro i suoi personaggi alla ricerca della perfezione. Un rigoroso provocatore animato dalla necessità del contrasto, dal bisogno di sentirsi ostile. Non disposto al compromesso, sempre attento alla funzione sociale del proprio ruolo. “Gianmaria aveva la tempra dell’acciaio, cioè di una lega di ferro e carbonio che può essere unito a cromo, nichel, silicio e diventare o dolcissimo o inossidabile”. Con questa felice immagine il critico cinematografico Morando Morandini descrive Volonté nella sua testimonianza. E ancora: ”In quegli incontri mi venne da pensare che se la portasse dentro affettuosamente, la morte, come una donna incinta. Sono quasi sicuro che non lo trovò impreparato”. E ancora e ancora.
Uno spaccato di vita che è anche lo spaccato di un pezzo di cinema, teatro, televisione, di Storia, della nostra storia, la storia d’Italia e non solo d’Italia.
Verrebbe quasi voglia di fare un taglio alla Fontana maniera su uno degli intensi scatti del libro, alla ricerca della terza dimensione, dell’ulteriore, dell’invisibile. E alla fine si rimane con una specie di nostalgia. E raffiche di vento a rastrellare i pensieri.