Mardi Gras ‘Drops made’

(Mardi Gras/Godfellas 2006)

‘Drops made’ è l’album di debutto dei Mardi Gras, quartetto acoustic-folk rock romano composto da Silvia Six Olivares alla voce e chitarra acustica, Fabrizio Fontanelli alla chitarra acustica, Davide Iacoangeli al contrabbasso, Alessandro Fiori alla batteria. Questo lavoro è di una leggerezza palpabile, suadente, sonorità acustiche avvolgono l’ascoltatore e lo disarmano di poesia. Leggiadri, volutamente ariosi, i Mardi Gras danzano lungo le scogliere di Dover per essere ascoltati in un silenzio assorto che ce ne restituisce le scarne linee melodiche eppure coinvolgenti.
‘Drops made’ si apre con Conversation, song squisitamente radiofonica, nell’accezione migliore del termine, sottolineata dal crescendo di Six, dalla sua inconfondibile vocalità dolce e rauca allo stesso tempo che incanta gli astanti. Untitled è un’avvolgente e calda ballata dal sapore acoustic rock. Qui, come ad un party per pochi intimi, i Mardi Gras si lasciano raccontare dalle loro melodie, cadenzate da un contrabbasso e una batteria rispettosi di sostenere strutturalmente i tracciati delle chitarre morbide di Fabrizio. Home again entra con il sussurrato di Six, nume tutelare di un focolare, inteso come terra che genera calore e forza, e si lascia andare sino alle tonalità più alte per poi ridiscendere nella soave sinuosità e nella gradualità delicata della chitarra acustica di Fabrizio. High alive è decisamente il pezzo più country dell’album, anche se, proprio mentre lo etichettiamo, inopinatamente, cambia registro per mutarsi in un bridge dalla ritmica più dilazionata. The wait si snoda attraverso un sound minimale, quasi essenziale, eppure incisivo. Con Another day, l’atmosfera si fa raccolta e lo strumentale funge da contrappunto alla voce lirica di Six che, dolcemente sgranata, smussa angoli immaginifici delle nostre costrizioni metropolitane. L’album è circolare, si apre e si chiude con Conversation, stavolta però in un’altra versione (alternate version). L’idea è piacevolmente autoreferenziale. Il pezzo è meno rarefatto dell’ “originale”, proprio perché i Mardi Gras si divertono ad arrangiarlo in chiave quasi pop, naturalmente un pop di qualità.
Un oceano placido, ma non per questo meno intenso, sono i Mardi Gras. Le melodie instillate lungo il loro viaggio sonoro sono amabili ed armoniose. In attesa che le distanze fra folk rock, pop e acoustic rock vengano dissolte, ascoltiamoli on the road, verso spazi immensi, incontaminati. Dove cielo e terra si confondono.
Chiudete gli occhi.

Voto: 8

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