Kar ‘Sfrigor’

( Taâlem 2005)

“Sfrigor” è una piccola (grande) suite; uno spazio ben congeniato dal duo romano il quale, in un’unica danza dalle tinte oniriche, colloca umori, tempi e movimenti dallo spirito molteplice. Il suono mai come ora, viste le diverse ‘tematiche’ che avevano accompagnato le precedenti uscite, acquista una valenza policroma che si adagia con scioltezza durante tutto l’ascolto. Un ipotetico percorso cinematico dove si è rapiti e condotti tra striature d’ambient music claustrofobica che tra sè annida velati inserti industrial. Un lamento notturno dove un groviglio di suoni (elettro-acustici) graffianti e urticanti si azionano sotto forma di (plausibili) loops, pacatamente interrotti da stacchi di quieta e meditata musica concreta. Micro-wave elaborata attraverso le lenti di un microscopio, l’idea del suono che da materia esplode (o implode) e si tramuta in una cascata di infiniti pulviscoli sonori, in frenetico contrasto tra loro. La fine… una discesa verso l’assenza di rumore scandita dai lontani rintocchi ancestrali di qualche dimenticato strumento percussivo. Sceso il silenzio, tra le mani rimane un oggetto: Sfrigor, in cui le sensazioni nutrite nei confronti della musica da Marco Carcasi e Adriano Scerna affrescano una tela imbevuta da infinite possibilità e combinazioni auditive; un background / caleidoscopio di ascolti, ripetiamolo ancora una volta, posto tra la poetica lisergica dei Coil, le oscillazioni interiori dei sottofondi di Lustmord, le brulicanti tensioni di Illusion of Safety e Main, il naturalismo dei Thuja, il folk-nero dei Current 93…
Un grazie particolare alla Taâlem per aver messo le armi in campo, affinché questo nuovo progetto del combo sperimentale capitolino vedesse finalmente la luce.

Voto: 8

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