Alexander Rishaug ‘Possible Landscape’


(Asphodel/Wide 2004)

Il norvegese Rishaug senza inventarsi nulla di particolarmente nuovo in ambito
elettronico espressionista ci regala uno dei lavori più godibili
di questo inizio 2005. Luoghi immaginari dove la concezione del tempo sembra essere
un pretesto appartenente soltanto al timer del lettore cd, cupo ed umorale a volte;
leggiadro ed aereo in altre occasioni. La forza di questo lavoro risiede tutta
(o quasi) nell’accuratezza posta nel ricercare la migliore amalgama possibile
tra fasi cangianti di ipotetiche melodie polari e spippolamenti glitch
assolutamente non invasivi con tenui ed impalpabili field recordings a
fungere da collante sul tutto.
Territori della mente virtuali che assumono connotazioni prossime alle
terre d’origine dell’autore che propagano tutto intorno calde vampate emozionali
perennemente in odor di crepuscolo. Chiari e semplici i possibili riferimenti,
la scuola Rune Grammofon ovviamente, le evoluzioni cangianti del Biosphere
meno scontato; le detonazioni in lontananza prossime al Köner più
ovattato e meno estremo. Tutto tende a ricreare un affresco lievissimo cui ben
si addice il termine lisergico.
La bellezza sinuosa di un brano come Dual Appearance nella sua apparente
semplicità di questi tempi ha quasi del miracoloso.
Come il ricordo notturno di un bacio perduto.

Voto: 7

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