Tacoma Radar ‘No One Waved Goodbye’


(Andmoresound Records)

Bianco e nero. Felicità e infelicità. Gioia e tristezza. Dolcezza e amarezza.
Al giorno d’oggi, nella nostra percezione delle cose del mondo tendiamo a valutare e classificare per categorie tra loro antitetiche. Così facendo, finiamo con il trascurare quell’immenso, variegato e complesso territorio che si colloca tra siffatti estremi, nell’ambito del quale questi possono ben coesistere, secondo le più diverse modalità e con la tendenza a prevalere ora dell’uno ora dell’altro.
E’ all’interno di detta zona grigia psicoemotiva che può idealmente andare a collocarsi ‘No One Waved Goodbye’, esordio sulla lunga distanza degli scozzesi Tacoma Radar, licenziato dalla Andmoresound di Glasgow e preceduto da un paio di e.p. (‘Tuckahoe’ e ‘Pilothouse’).
‘No One Waved Goodbye’ è infatti un’opera emotivamente in bilico tra luce e buio.
Non si tratta certo di un album solare e gioioso, come suggeriscono i titoli dei brani (Left Unsaid, Falling Dead Stars e Loneliness Comes Without A Sound, per citarne alcuni) e come chiaramente si percepisce dalle sonorità alle quali esso fa riferimento (Hood, Low, Idaho e Codeine).
Tuttavia, la malinconia, la solitudine e i rimpianti narrati brano dopo brano non trascinano l’ascoltatore in una soffocante spirale di disperazione senza possibile via di fuga. Al contrario, vengono addolciti dalla gentile voce della cantante Jennifer Cosgrove (che in qualche misura ricorda Hope Sandoval dei Mazzy Star), la quale canta storie di delusione e disincanto con rara tenerezza, trattandole come momenti imprescindibili dell’esistenza di ciascuno, come parte di un quadro che non può che presentare tinte ora chiare ora cupe, in un alternarsi e secondo una sequenza determinati da mille variabili indipendenti, sulle quali non abbiamo alcun controllo.
L’etereo raccontare della Cosgrove pare voler suggerire che anche la tristezza può essere vissuta con serenità; che, per quanto possa apparire paradossale, è in realtà possibile essere felicemente tristi. Perché, in fondo, nei momenti di tristezza come in quelli di gioia vi è pur sempre un cuore che pulsa, pur originando sentimenti diversi. E il battito del cuore è sinonimo di vita, con le speranze e le delusioni, le gioie e l’amarezza che essa ogni giorno reca con sé.

Voto: 9

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Autore: acrestani71@yahoo.com