Mellow Gold

“MELLOW GOLD”

autore: Beck

etichetta: Geffen

anno di pubblicazione: 1994

con: Beck Hansen, Mike Boito, David Harte, Rob Zabrecky, Petra Haden.

Chi è Beck? O, meglio, cos’è Beck? Questo disco assemblato alla bell’e meglio, per sostenere il successo fulmineo e inatteso di Loser, lo rappresenta alla perfezione, ben più adeguatamente dei rifiniti CD che lo seguiranno. Nella sconvolgente noncuranza con la quale passa dal rock alla ballata folk all’hip-hop (Fuckin With My Head (Mountain Dew Rock), Whiskeyclone, Hotel City 1997 e Soul Suckin Jerk) c’è, per intero, quella che era la sua filosofia di vita quando ancora il successo, e la Geffen, non lo avevano allineato su binari di più provata stabilità. È proprio questa confusione stilistica che meglio fotografa l’uomo del suo tempo, strattonato violentemente fra il richiamo della tradizione cantautorale e i nuovi linguaggi tecnologici; da entrambe le situazioni distilla la capacità di comunicare con la propria generazione, assimilando sia dal Dylan degli anni Sessanta che dai Trent Reznor, Richard D. James e Michael Diamond a lui contemporanei. Figlio della borghesia illuminata californiana (madre attrice/musicista, padre musicista, nonno artista Fluxus… e amici di famiglia come Charlie Haden!?!!), e svezzato quindi a sbronze e spinelli, sembra raccogliere le sue singolari esperienze laddove la voce impastata, in Pay No Mind (Snoozer), Truckdrivin Neighbors Downstairs (Yellow Sweat), Steal My Body Home e Blackhole, invece che a influenze doom fa pensare a situazioni di narcosi più o meno spinta, e sono questi i momenti in cui si lascia preferire. La confusione, seppur lasci intravedere spiragli di luce, regna dovunque sovrana, ma chi non è confuso di questi tempi grami… e allora, chi è Beck? Impossibile dirlo anche se sarà sicuramente ricordato come colui che ha traghettato la canzone d’autore nel nuovo millennio.