Cesare Basile ‘Gran Calavera Elettrica’

(Mescal/Sony 2003)

Un gran bel disco. Okkey la recensione è finita, è corta ma giunge al nocciolo della questione. No, spieghiamoci meglio, il weblettore lo vuole, e ciò che vuole il weblettore, si deve dare. Cesare Basile vanta un passato di tutto rispetto, dall’esordio discografico nel 1987 con il gruppo dei Candida Lilith, passando per i Kim Squad arrivando ai Quartered Shadow. Nel 1997 il suo primo album solista ‘La Pelle’, poi un altro e un altro ancora intitolati rispettivamente ‘Stereoscope’ e Closet Meraviglia’ fino ad arrivare a questo ‘Gran Calavera Elettrica’. Altro punto di chiusura. Potrebbe bastare per una recensione ma andiamo avanti ancora qualche battuta. Il pezzo/album in questione è un gran bel pezzo (non suona nuova questa frase), anticipato dal singolo ‘In Coda’ (vai con il collegamento ipertestuale), un disco di classe che ci saremmo tranquillamente aspettati da altri artisti blasonati del grande continente americano. Invece fortunatamente qualcuno delle nostre parti crea una serie di canzoni una più bella dell’altra che affascinano l’ascoltatore, che colpiscono per i testi veraci, immediati; certamente per il suono, agevolato dobbiamo ammetterlo da John Paris, presenza velata e perfettamente amalgamata. L’architettura musicale dei pezzi ammalia, rattrista e ci porta verso luoghi desertici di riflessione, malinconici incontri notturni con i nostri io che lentamente danzano abbracciati, trasportati delicatamente dalle note. Ogni canzone è un colpo di pennello o di spatola sul nostro cuore/anima, da A Che Serve Lo Zolfo, stupenda torch/bastard song Howe Gelb style, a Senza Sonno cantata da Nada, rabbia e passione senza rimorso. Oppure Tutto Tranquillo, blues distorto al punto giusto, né troppo né troppo poco, Waltz # 4 picaresca ballata malinconica di altri tempi; o ancora L’Albero Di Giuda, testo gettato in faccia con una risata sarcastica. Ogni traccia senza una caduta di tono, niente note che vanno alla deriva senza sapere neanche loro che si stanno suonando, testi che girano e rigirano in mente, la voce di Basile “originalmente” già sentita. La conclusione come l’inizio: un gran bel disco.

Voto: 9

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