Otomo.Rowe.Sugimoto ‘Ajar’


(Alcohol/2002)

“Ajar” risale ad una riunione collettiva tenutasi a Londra nel Marzo del 1999 tra Keith Rowe (uno tra i fondatori del collettivo Amm nel 1965) il soave Taku Sugimoto & Otomo Yoshihide. L’ultimo, per l’occasione, riposa nell’armadio gli affezionati turntables e torna a stringere a se la chitarra. L’etichetta ‘Alcohol’ è una realtà, decisamente, in sordina al grande mercato, di conseguenza si arriva con notevole ritardo nel parlare di questa uscita. Per fortuna a fare da scudo all’inattualità temporale sono i due lunghi sentieri che compongono questo piccolo e gentile scrigno. L’intera full immersion assume delle similitudini con “The World Turned Upside Down” (licenziato dalla Erstwhile pochi anni fa), dove incrociavamo gia Rowe e Sugimoto in compagnia del percussionista svizzero Gunter Muller nel dipingere delicate improvvisazioni dal retrogusto disincantato e leggero. Qui, venendo a scomparire una ritmica marcata il manto che adorna The Street e The Room sventola ancora più soffuso ed etereo. Rowe glissa le corde con elasticità quasi fossero delle molle, Sugimoto, come sempre, è a proprio agio nel ruolo di prima donna pizzicando le corde con dolce malinconia, stoppandole a mo di piume, divertendosi a fare il giocoliere nell’articolare (disi)incastri armonici. Yoshihide diventa più cristallino comprimendo il suono acustico dei due con minuscoli inserti elettronici. Focalizzando meglio la prima parte si sente la presenza di frequenze luminose come la luce di una candela in una stanza buia. Il complesso è bagnato per intero da lievi sfumature jazzy. Il risultato, paradossalmente a chi considera l’improvvisata una non-musica cui tappare bene le orecchie, è un succo le cui vitamine riconducono al tepore consegnatoci dai Gymnopedics come tutte le intuizioni apportate da Erik Satie…oppure da quella che, tempo fa, per definizione denominavamo ’Ambient’.
A noi piace immaginarlo così, speriamo sia lo stesso anche per i fautori.

Voto: 7

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