Maximilian Hecker – ‘Rose’

(Kitty-yo/Wide 2003)

Dopo il successo di “Infinite Love Songs”, uscito a fine 2001, torna il tedesco Maximilian Hecker, autore che di tedesco ha ben poco. Il suo cantautorato romantico e melodrammatico sembra più inglese che altro, ricordando spesso gruppi pop britannici come i Coldplay. E non che questo sia un complimento, perché nel disco precedente Hecker aveva dimostrato di avere le sue buone intuizioni, di avere, insomma, i numeri per uscire dai semplici canoni pop-rock ed affermarsi come autore estroverso e sui generis. Invece rieccolo qui con undici canzoni d’amore piuttosto tradizionali. E’ un disco, questo “Rose”, che si può amare o si può odiare, a seconda dello stato d’animo. Innegabile è che le melodie e i suoni, con la produzione forse anche troppo perfetta affidata all’esperta mano di Gareth Jones, siano di ottima fattura, tanto che viene voglia di stringere la mano a Hecker e fargli i complimenti. Ma spesso il cantautore tedesco scivola nell’autocommiserazione stucchevole, nel piagnisteo, e così viene voglia di mandarlo a quel paese, questo ragazzone dal cuore così sensibile. Gioie e dolori si avvicendano spesso in un unico pezzo, come succede proprio nell’iniziale Kate Moss, aperta da un piano straziante, assoluto dominatore del disco, e da un’esilissima voce, ma che poi si apre in un interessante crescendo. Stesso schema, grosso modo, della successiva I Am Falling Now, mentre subito dopo arrivano That’s What You Do e Fool, con Hecker che finalmente esce dal guscio per indovinare i momenti migliori del disco. Per aspettare qualche novità significativa nella scrittura dobbiamo aspettare l’elettronica di My Love For You Is Insane e l’intermezzo noise di My Friends, episodi che, pur discostandosi dal canone, non convincono affatto. L’esplosione finale di Rose chiude il tutto, dando finalmente verve a un disco che non avrebbe difettato di qualche invenzione e soprattutto di un po’ di rabbia in più. Caro Maximilian, è ora di mettere a frutto il tuo talento.

Voto: 6

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