Devics ‘The Stars At Saint Andrea’

(Bella Union/Wide 2003)

Le stelle del titolo le potete anche cercare in questo posto chiamato Sant’ Andrea, dove loro dicono di essere stati. Più o meno questa dovrebbe essere la traduzione ma le indicazioni finiscono qui e sta a voi trovare questo posto.
Un consiglio spassionato è che dovete assolutamente farvi accompagnare nella ricerca dalle canzoni e visioni di questo stupendo e delicato album dei Devics. Un aiuto lo avete già fin dall’ inizio, intitolato Red Morning, dove la voce lacerante e delicatamente straziante di Sara Loy duetta con un sinth sistemato a moog (il richiamo è questo, se avete da contestare sulla competenza tecnica fatelo sotto).
Per continuare poi con arabeschi dolceamari del pezzo successivo intitolato Don’ t Take It Away, moog e batteria incentrati in un testa a testa con accompagnamento di anima. Se non vi basta ecco il cantautorato sbarazzino di In Your Room che mostra il lato più intimista e amichevole del gruppo, come se avessero invitato tutti i presenti a sedersi in cerchio sulla spiaggia e intonare il ritornello, duettando senza malizia con loro. E ancora si può scegliere My True Love, che richiama i Portishead senza travisarli ma rimanendo Devics fino in fondo. Oppure il soft-jazz di A Your Beautiul Trees disincantato come se si volesse dire di stare attenti a prendere le canzoni dagli sconosciuti.
Lo stesso dicasi di Safer Shore, cupo e oscuro quel tanto che basta a rimanere incastrato nella nicchia della nostra anima dedicata alla nostalgia, unica cura ascoltare e riascoltare. O la nenia infantile venata di tristezza di Connected By A String, con accompagnamento di carillon accordato leggermente sulle note del cuore. Ascolto consigliato, riascolto pure.

Voto: 8

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