Mudhoney ‘Since we’ve become translucent’

(Sub Pop/2002)

Tò? Chi si rivede? Dopo un disco minore e uno scioglimento avvenuto senza quasi far rumore, sembrava che i Mudhoney fossero usciti di scena mestamente e soprattutto definitivamente. Invece si sa, la passione per il rock è dura a morire per gente vera come loro, perciò la band riparte, e riparte alla grande. Con tutti i membri originari, unica eccezione fatta per Guy Maddison (ex-Lubricated Goat), subentrato per rimpiazzare il posto vuoto lasciato dal basso di Matt Luckin. Siamo un po’ più lontani dai micidiali assalti garage-fuzz alla “touch me i’m sick” o “suck you dry” con i quali i nostri si sono imposti anni fa, ora il minutaggio si è fatto più elevato per far posto a canzoni intense e pregne di umori lisergici. Il primo nome che viene in mente è sempre e comunque lo stesso: Stooges. La devozione/ossessione per l’ex gruppo di Iggy Pop che Mark Arm e soci nutrono non è diminuita di un centimetro, anzi si è fatta ancora più consistente, al punto che spesso sembra di essere finiti in delle sessions inedite di quel capolavoro che è “fun house”. Il secondo disco degli Stooges pare essere infatti un vero e proprio punto di riferimento dell’album. Per fugare ogni dubbio basta ascoltare una cosa come l’iniziale “baby, can you dig the light”, intreccio viscerale e acidissimo di chitarre wah-wah e sax urlante, praticamente una nuova “L.A. blues”. Ma anche sporchi garage come “dyin for it” o “inside job”, irruenti e selvaggi, vengono illuminati dalle emanazioni psichedeliche della chitarra di Steve Turner, che non fanno altro che riportare alla memoria le inconfondibili magie acide di Ron Asheton. Non bisogna inoltre dimenticare l’alienazione urlata di Mark, ormai il marchio di fabbrica Mudhoney; malatissime ballate blues come “in the winner’s circle” infatti non potrebbero essere le stesse senza quella voce scazzata e costantemente sul punto di esplodere.
Insomma il ritorno dei Mudhoney presenta una band splendente e in perfetta salute, che dopo 15 anni mostra di essere ancora una delle migliori realtà del rock che conta. Alla faccia di tutti quelli che li avevano dati per bolliti! (io, per primo…).

Voto: 9

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