Profane S/T


(Sakari Empire 2002)

Spesse volte mi è capitato di pensare al fatto che, nel panorama metal-core, non ci fossero bands rilevanti provenienti dalla seppur florida e, tradizionalmente, importante scena d’Albione. Finalmente ecco a smentirmi questi mancuniani Profane che escono con un mini omonimo per la piccola (ma attivissima) connazionale Sakari Empire. Quando ho visto per la prima volta il cd ad un banchetto merchandising, sopra avevano scritto: “Bloodlet + Coalesce + Hatebreed = Profane”. Beh, paragoni un po’ azzardati e poco azzeccati a parer mio comunque ben venga quella scritta se ha contribuito a convincermi a prenderlo.
I Profane sono autori di quello che potremmo tranquillamente definire: grunge/death/core. Un incrocio originalissimo così come originale è la scelta di non intitolare i sei brani ma di indicarli semplicemente col relativo numero romano. 6 brani di cui due, esattamente III e VI, sono ballate acustiche rilassanti e dolcissime messe lì sia per arginare la brutalità e la furia profusa dagli altri episodi che per dimostrare un abilità compositiva e un gusto musicale che non si riducono solo alla musica estrema. Gli altri pezzi sono la dimostrazione di come si possano far convivere perfettamente momenti “grunge-pastorali” con attimi di tensione noiseggiante e repentine virate di death bruciante e spietato con tanto di growling infernale. Già ascoltando il primo brano avrete idea di ciò di cui parlo.
I Profane suonano come potrebbe suonare una jam tra un gruppo medio di Seattle dell’epoca d’oro del grunge + chessò un gruppo metal-core tipo i Broken Promises (stesso nevrotico e cupo chitarrismo) + un gruppo death a caso di quelli scandinavi magari. Non posso non menzionare il brano V, il più rappresantivo del Profane-sound, con quell’intro alla Alice In Chains subito interrotto da una colata lavica di riffs metallici che incontrano una doppia-cassa impazzita. Forse sarà difficile reperirlo ma vi assicuro che la sbattuta vale la pena.

Voto: 8

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