Cul de Sac ‘Immortality Lessons’

Dopo circa tre anni di silenzio ritorna ad allietare le nostre anime malinconiche una delle realtà più affascinanti dell’attuale scena rock indipendente americana e lo fa con un album che riconferma ancora una volta la grandezza della band di Glenn Jones.
Esce, infatti, in questi giorni per l’americana Strange Attractors Audio House il nuovo lavoro dei Cul de Sac che nuovo in realtà non è.
Immortality Lessons, infatti, è la registrazione di un’esibizione in un piccolo studio di una radio in un pomeriggio del 1999 durante il quale, ogni cosa sembrava andare per il verso sbagliato (com’ebbe a dire lo stesso Glenn).
In realtà, Immortality Lessons congela una performance di rara bellezza, un prezioso documento il cui valore è arricchito dalla presenza di composizioni prima d’ora mai realizzate su disco e di efficaci rielaborazioni di brani già editi.
Insomma, una piccola perla regalataci da un grande gruppo, forse unico nel saper coniugare Kraut Rock, surf music, country-folk americano, psichedelia e chi sa quant’altro.
Etaoin Without Shrdlu apre il disco con giochini di synth che subito dopo lasciano spazio alla melliflua chitarra di Glenn che parte quieta con un limpido arpeggiare, si dischiude in una melodia in perfetto equilibrio tra umori mediorientali e suggestioni “morriconiane” per poi imbizzarrirsi con calde rasoiate psico.
Enhoft Down è un breve parentesi impro-percussiva che senza soluzione di continuità sfuma in quell’incredibile esplosione multicromatica che è Immortality Lessons, brano registrato originariamente con John Fahey per l’album The Epiphany of Glenn Jones (disco assolutamente eccelso) e che alla fine fu omesso e qui compare per la prima volta.
Frozen in Fury on the Roof of the World è un’altra gemma preziosa resa di inestimabile valore da fraseggi di chitarra che toccano vette di assoluto lirismo.
The Dragonfly’s Bright Eye è un’incredibile suite che cita con incredibile coesione atmosfere western, new wave inglese e psichedelia cosmica.
Chiude magistralmente Blues in E, sognante, liquida, undici minuti di puro piacere auditivo che scivolano via senza nemmeno accorgersene.
Tutto l’album, comunque, è di un livello assolutamente eccelso.
Un oggetto prezioso da conservare gelosamente.

Voto: 9

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