Arab Strap ‘The Red Thread’

(Chemikal Underground 2001)

Alquanto tormentata la loro storia sul versante discografico. Gli scozzesi Aidan Moffat (vocal) e Malcom Middleton (guitar) dopo aver provato un connubio con la Go!Beat, sono tornati a lavorare con la Chemikal Undergroud che meglio si sintonizza con la loro sensibilità artistica, permettendogli una completa libertà d’espressione e di creazione.

Minimali. Nessun orpello. Seguendo il dipanarsi dello spirito, dissolvono la forma-canzone in un lungo racconto. Chiari e diretti, t’introducono nella realtà della vita in tutta la sua interezza. Non sono chitarre che fanno sognare le loro, ma creano un impasto che lascia in bocca lo stesso sapore amaro, a volte inquietante, della vita. Atmosfere ipnotiche e sensuali nelle note tenute a lungo come in ‘The Long Sea’; a volte angoscianti come in ‘Last Orders’, in ‘Scenery’, in ‘Infrared’ realizzate su un ritmo insistente e ripetitivo che crea una tensione che sembra risolversi o con l’apertura di quello che è un ritornello tutto strumentale, o con l’aiuto della voce di una chitarra che s’insinua nel tessuto ritmico alleggerendo la pesantezza della struttura; a volte appena appena colorate come in ‘Haunt Me’ grazie al loop di violini su cui è costruita la canzone; a volte particolarmente ispirate nella loro felice semplicità come in ‘Screeming in the Trees’.

Il tutto è interpretato da una voce suadente, insinuante, che confida sussurrando in un orecchio i suoi pensieri e le sue angosce.

Voto: 8

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Autore: sherlock221b@excite.it