The Raveonettes ‘Pe’ahi’


(The Beat Dies 2014)

Arrivati al settimo album del duo danese dei Raveonettes, la domanda immancabile per critica e pubblico è sempre: cosa dovremo aspettarci? E’ palese che i lavori dei nostri vagano tra l’essenziale (Lust Lust Lust), il superfluo (Observator) e il noioso andante (Pretty in Black), quindi ora che cosa succede?
Beh, ‘Pe’ahi’ è stato scritto e registrato dopo la morte del padre di Sune Rose Wagner, che infatti firma tutti i pezzi qui presenti, dedicando all’argomento più di un pezzo e immergendo il tutto nell’oscurità più densa. Sia chiaro, non che i nostri siano mai stati dei gran ottimisti, ma stavolta viene meno anche quel minimo di comicità nera che facilmente trovavamo in pezzi classici come That Great Love Sound e Love in a Trashcan.
Musicalmente i nostri ampiano ancora di più l’armamentario a disposizione, la semplice batteria elettronica cede a ritmi più complessi, e anche grazie alla produzione di Justin Meldal-Johnsen, se la giocano alla grande in pezzi come Sisters, che passa da un dolce arpeggio a un assalto senza pietà di chitarre distorte, pronta a piazzarvisi in testa e non uscire più. In A Hell Below, Sune augura al proprio partner di sprofondare quanto più possibile, in un posto peggiore dell’inferno, mentre vi accarezza teneramente con distorsioni e melodie, Wake Me Up invece sembra proprio finire sul più bello, con un brusco fade-out a neanche due minuti e mezza di durata… che è successo? Boh.
When Night is Almost Done avanza con dolcezza e col loro immancabile senso ansiolitico, potendo fungere perfettamente da chiusura del disco. Invece no, ci dev’essere un’altra inutile traccia, Summer Ends, su cui in pratica potete cantare il ritornello di Young and Cold visto che usa la stessa progressione melodica e poi va a finire con una outro che non c’entra una mazza, evidente sintomo di un copia e incolla frettoloso.
‘Pe’ahi’ fatica a confermarsi come qualcosa di essenziale pure nella discografia dei nostri, risultando troppo lungo pure concludendo in meno di 34 minuti. Allo stesso tempo però, grazie alla presenza di momenti memorabili come Endless Sleeper, Sisters e Killer in the Strees, si assicura che qualche ascolto glielo darete comunque più che volentieri.

Voto: 7

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Autore: antisuperstar@hotmail.com