Il Magnetofono ‘Il Magnetofono’

(Autoprodotto 2013)

Negli anni zero c’è di nuovo spazio per lo swing. Qui viene usato, da tre vicentini, al confine tra l’eleganza del noir e un’aria jazzy e grottesca. Alan Bedin, voce della band, sembra un giovane Buscaglione, ha una voce un po’ meno profonda ma vivace e teatrale, Gardin e Penzo sanno il fatto loro infuocando rispettivamente pianoforte e contrabbasso. Le cose che più mi piacciono di questo album sono la varietà di piccoli suoni che si sentono durante ogni canzone (urla, cori, tazzine da caffè, ballerine di tip tap) e la teatralità. Ogni pezzo è quasi un monologo, esagerazione, eleganza e messaggi che vanno dalla decadenza generale all’amore passionale con testi semplici ma efficaci e un che di retrò con una forte personalità. Un bell’applauso per l’uso dei fiati, sono ben dosati e mai eccessivi. Babydoll è l’episodio più basso e a volte aleggia un senso generale di pesantezza ma La Merenda del Mago è teatro, La Dichiarazione del Mago (feat. Freak Antoni) puro circo, La Ballata di Nostro Signore/ Non ho finito con la voce luciferina di Pierpaolo Capovilla è una preghiera disperata e cinica sull’odierna crisi e la precarietà della vita che non lascia indifferenti e Mondo di Uomini è un omaggio senza timore e con una splendida tromba nel finale a James Brown e alla sua It’s a Man’s Man’s Man’s World.
Insomma, non ci resta che ascoltare, fumare, e bere un buon whisky con ghiaccio.

Voto: 8

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Autore: ourgirl@hotmail.it