(Emanem 2012)
Preziosa compilation, organizzata dal boss della Emanem,
Martin Davidson.
Cinque movimenti precedentemente editi e
due duetti inediti.
Nel quartetto (1978), stupefacente la
tessitura ritmica (John Stevens, batteria, Barry Guy,
contrabbasso).
Sin dall’attacco di 1,4,4, che è
piena esposizione di un free jazz, immediato ed epidermico,
Gioco
di relazione ad altezze vertiginose, con il batterista che urla e
incita sullo sfondo, mentre intorno s’accendono trame da classico
istantaneo.
Altrove, son chiamate e risposte multiple (2,4,4,),
con il sax di Evan Parker e il trombone di Paul Rutherford,
a saettare simbiotici, fra contrazioni e diluizioni repentine.
Dove
la pressione cala (3,4,4,), emerge nitida, la capacità
d’ascolto e interazione.
Vuoto, colpi, borbottii e rattrappimenti,
respirazione circolare e nessuna tracimazione d’ego.
E come non
rimaner ammirati, dalla saldezza delle corde di Barry Guy, intorno a
cui tutto si strappa, nei diciotto minuti di 4,4,4,?
Un
reale stato di grazia.
Per quanto riguarda i duetti.
Splendida,
appuntita eccentricità, la coppia Rutherford/Guy (dal vivo al
Teatro Auteo di Milano nel 1979).
Tre movimenti per trombone,
contrabbasso ed elettronica (in fase impro/primordiale).
Pigolanti
intromissioni e deformazioni tonali al limite della
caricatura.
Stevens e Parker (Londra 1992), efficienza e perfetta
compatibilità.
Serve altro?
Voto: 8
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