Foust! ‘Space Sickness’

(Eh? 2011)

Da Amherst, Massachusetts, Scott Foust.
Un cazzo di
simpatico maniaco, reale outsider, ma non autistico.
Piuttosto,
uno colpito da una particolare forma di follia, colorata e senza
tempo.
“Space Sickness”, è il suo secondo
lavoro lungo (“Jungle Fever”, il precedente).
Dieci
intrippamenti casalinghi, registrati nel 2006, per synth, radio ed
eco.
Deve far parecchio freddo ad Amherst.
Le macchine si
accendono, dopo di che…
Vanno, viaggiano, si parlano.
Linguaggi
semplici, primitivi, traforanti a tratti (ma non troppo).
Emanano
purezza, fascino rurale.
Quasi reperti d’archivio polveroso.
Sean
Connery
, in “Atmosfera Zero”.
Che credi sentisse?

Droni statici, ripetitivi, ronzanti.
Cigolamenti armonici.
Che
per accumulo, ti fotton il cervello.
I Cabaret Voltaire,
imparanoiati da della buona erba (ai tempi belli).
Potrebbe.
The
Last Thing I Remembered
, rassomiglia ad Hal 9000 che
singhiozza un blues.
Scott Foust, ha una lunga storia.
Un
consiglio amorevole: The Anti-Naturals.
A tratti irresistibile
(per genialità e santa cialtroneria).

Voto: 7

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