Nembrot / A. “Ics” Ferraris ‘Il suono dell’Olifante’


(Zero Sonico Records / Hysm? 2011)

I Nembrot dal sud, Andrea “Ics” Ferraris,
dal nord.
Territorio d’incontro prescelto, una metallica landa
impro.
Elettronica mimetica ed asciutti stridori,
acustico/concreti.
Bops/scrik, d’intonaco che si sbriciola e
cade.
Torvo e minaccioso, per intenti e proclami, perversamente
rigoglioso ed invitante, nel risultato finale.
Sfregamenti
metallici, crepitar di fuocherelli digitali, microfoni a contatto a
scartavetrar superfici, corde pigolanti.
Destrutturazione
rarefatta di una realtà inquietante (la nostra, ordinaria, ad
ogni latitudine di questo infetto paese…), che muovendo da punti di
partenza noise/industrial, giunge a lambir, sculture sonore ambient,
fatte d’arrugginiti metalli e stracci impiastricciati
sventolanti.
Oasi di sinistra calma apparente, indifferentemente
d’attesa/presagio.
L’irrequietudine mantrica di “Bad Moon
Rising”, lo strisciare rettile di “Kollaps” (senza
la propensione rock dei primi, ne le pose estetizzanti dei
secondi).
Un suono aereo, che brancola inebetito, fra zaffate di
venefico gas di scarico.
Franca constatazione,
sull’irrimediabilità del presente.
Sorta di Experimental
Audio Research
, a maggior tasso di strumentazione disastrata.
Ed
in qualche piega allucinata del suono, sorprendentemente etnico
(Java, spettri blues, il suono dell’asfalto ribollente, il clangore
inesauribile, del carico/scarico merci).
Imperfetto contatore
geiger, di stressati umori metropolitani.
Il bisbigliar di una
goccia di sudore, il canto solitario del cemento
periferico.
Tumefazioni dell’animo, splendidamente esposte.

Voto: 8

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