Psss Psss Pssss ‘Qua’ndo Lu Cautu Se Mori’


(Nuova Musica Rurale 2011)

Parlare di Marino José Malagnino, è sempre
una bella crosta da grattar via.
Ascolti ininterrotti, e tanta
inadeguatezza nelle parole che userai.
Non riuscirai a
normalizzarlo, a ridurlo poltiglia, nell’usuale catena digestiva,
produzione forzata = qualche live periferico, poi nulla, poi, un
nuovo gettone inserito, svogliatamente, più per dovere che
passione, che dura finché dura.
Fin quando le forze ti
sorreggono, e l’affitto non ti stringe la gola, spazzandoti via,
nell’ennesima chiazza di sudore, ed allora, amen.
Malagnino è
crisi, incazzatura mortale, risata fragorosa di piacere alto,
pericoloso, senza protezioni a riparar dallo schianto.
Infinitamente
onesto.
Dissi un tempo in ordine sparso, riguardo l’Amorth Duo,
al primo capitolo Psss Psss Pssss, allo split con Davide
Riccio
: Mette a disagio, costringe a soffermarsi,
cortocircuita ingegnosamente la consuetudine bolsa dell’ascolto
svagato, la intercetta, la placca in presa e la costringe immobile in
terra, dopo di che, la sostituisce con la propria circolare visione,
ed allora son cazzi. Non c’è via di mezzo, o ti alzi e spegni
l’impianto; o gli presti attenzione. Non ci son cazzi…Costringe a
riflettere.

Ed ancora: Non purifica, non disseta, non
tonifica, non rilassa. La bellezza dell’ortica, del rospo e
della iena.

Ed ancora: se ne fotte di tutti quanti noi,
delle nostre cazzate sparate a ruota libera.

E non contento,
ancora: M’incazzo tanto,
pensando a quante poche persone l’ascolteranno. Datevi una mossa,
contattate
Nuova Musica Rurale, che
non può farvi altro che bene.
In questi cd-r arruffoni,
amorevolmente spaginati ed incasinati; girano alcune fra le più
belle musiche di questo paese. Un patrimonio sommerso che non deve
andar assolutamente perso, né, tanto meno dimenticato. Ne abbiam
bisogno.

A rilegger
tutto di un fiato mi sento un coglione, poiché, Malagnino,
certifica che esiste un’ipotesi altra, oltre l’imperativo dell’esser
in rete, connessi, a qualunque costo.
Che a meno di tante cose, si
può fare, basta la passione ed un filo di voce per farti
sentire.
C’è dell’altro, c’è l’artigiano, che scrive
a mano e non s’affida a comunicati stampa ridondanti.
E l’urgenza
espressa, è talmente forte e senza bandiera, che tanti altri
accettano di farsi strumento ed amplificatore.
Lungo una serie di
sessioni dal vivo o casalinghe, spifferate a pieni polmoni o raccolte
e dolenti, quasi da fine dei giochi.
Imperfette, come lo è
il mondo, attaccate unghie e denti, sul crepaccio della scomparsa
quotidiana, in questo presente superficiale da: sotto un altro, che
tanto è tutta ciccia uguale, e poi, l’importante è
masticare, non assaporare.
Ecco, Malagnino, induce a fottersene,
della lunghezza della recensione, delle definizioni, della vostra
noia, tanto, sareste annoiati comunque.
Dalla precedente
spifferata, la compagnia si è allargata, e si è data da
fare, in Italia, e un pochino in Europa.
Se ne ottiene un doppio
cd, da richiedere e pagare, perché non è possibile,
scaricare sempre tutto a gratis, poi, se volete farlo, fatelo pure,
ma sappiate, che io, vi odio per questo.
Anche perché,
s’investono tanti soldi in cazzate, ed ogni tanto, far girare le
rotelle, e mettersi in difficoltà, non è poi cosi
male.
Comunque, dicevamo, doppio cd, fra rabdomanti escursioni,
esplosioni fanfaresche, intermezzi poverelli, con dentro
strumentazione assortita e tanti, curiosi individui, a prestarsi per
il vostro piacere.
Tanta musica trovata per strada, rurale sul
serio, che proprio folk terribile ed odierno pare.
Ornitologia
applicata, ritmati stridori notturni, umori mediterranei, segnali
morse ridanciani, effluvi colti, elettronica povera e allegri
tribalismi, nitide circolarità d’altri tempi (su Cramps,
Malagnino, io ce l’avrei visto benissimo…), locomotive etniche,
invocazioni furenti cotte dal sole, funk pesti e stravolti, piazze in
festa, esserci a bocca aperta nel veder i corpi ballare in
lontananza, claxon starnazzanti, squinternati guancia a guancia,
sudore e romanticherie.
Tanta, tanta, tanta musica, libera da ogni
schema.
Solo e semplice musica, eseguita da molti, pensata da
uno.
Imperfetta come poche.
Viva e rabbiosa, come un
appiccicoso carnevale giamaicano.
Da far esplodere all’aria
aperta, con le braccia lanciate a ritmo in alto, un vorticoso
trenino, mentre la nave affonda.
A fare in culo il
resto.
Comprate, scaricate, contattate, organizzate.
Non
lasciatelo a parlar da solo al vento.

Voto: 8

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