NonMiPiaceIlCirco! ‘Just a Bunch of Unresolved Cases’

(Movimente Flaneur/Believe 2010)

Più che, citando il nome dell’album, casi irrisolti, siamo di fronte a bozzetti musicali dalle origini più disparate. I NonMiPiaceIlCirco! (sì, da scrivere tutto attaccato) sono un duo basso/batteria più gingilli elettronici vari che parte da una radice blues per esplorare i meandri dell’oscurità dell’animo umano sotto varie luci. Ambient, electro-pop, industrial e teatralismo waitsiano sono solo forme che modellano l’esplorazione surreale del duo, che monta un lavoro indefinito ed indefinibile, sfilacciato ma volutamente tale.

Un puzzle sconclusionato che mescola continuamente le sue tessere e si rende incompleto perché non completabile. E pensare che il dolce pop pianistico di Archimedes che apre il disco farebbe pensare a 45 minuti di atmosfere mielose ai limiti della musica classica. Niente di più sbagliato. Con Mind/Body Connection inizia l’ispessimento della trama musicale: chitarre e drum machine, pur restando dalle parti di un pop tra le cui pieghe fa capolino l’elettronica, inizia a mostrare le prime tracce di uno spostamento verso la destrutturazione. Destrutturazione che diventa evidente nel ronzio elettroacustico da messa nera di V?, una sorta di rito oscuro che ci fa sprofondare in un oceano di dolore. Dopo essere affogati nell’oscurità, ci rendiamo conto che non è poi così male crogiolarcisi. Ed ecco allora il sound meccanico-industriale (memore delle “prove tecniche di trasmissione” dei Piano Magic di “Popular Mechanics”) della coppia Taos Buzz/Extrasensorial Perception. Si arriva così a Step By Step, Side By Side, un teatro dell’assurdo tra gorgoglii pattoniani e suoni da strumenti giocattolo. Ghosts torna in territori a noi più noti con un accorato grido di dolore voce/batteria sostenuto da un docile flauto. D’improvviso il male sparisce come un brutto sogno ed eccoci nel blues-pop di Missing People. È tornata la luce? Ma neanche per sogno. Con Like Dying il blues-jazz di Tom Waits incontra il meccanicismo nevrotico della parte centrale dell’album creando un calderone inestricabile che forse riflette il malessere interiore del duo. Torna per un attimo la calma, con la tenue Lullaby, ma il finale è da incubo. Sky Theory guarda al cosmo, tra field recordings e suoni ancestrali orrorifici.

“Just a Bunch of Unresolved Cases” è tutto e il suo contrario. Ma sembra più un esperimento, una prova generale per la definizione del proprio sound più che un lavoro unitario, ponderato e definitivo. Molti gli spunti interessanti, ovviamente concentrati nelle tracce più “spinte”, ma i nostri devono ancora trovare la strada.

Voto: 6

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