Boris Vian ‘Lo strappacuore’

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Di Marco Loprete

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Boris Vian (1920 – 1959) è uno degli autentici spiriti ribelli della letteratura del Novecento. Nonostante la sua breve (e dissipata) esistenza, il grande intellettuale francese ha battuto tutte (o quasi) le strade dell’arte: ha scritto poesie, romanzi, testi teatrali, canzoni, libretti d’opera, sceneggiature; è stato anche collaboratore di testate giornalistiche, traduttore ed attore cinematografico (celebre la sua apparizione in “Le relazioni pericolose” di Roger Vadim, 1959). Filo conduttore di queste sue esperienze, un radicale anticonformismo ed una forte propensione alla provocazione, rivolta ovviamente ai borghesi benpensanti.

Nel mare magnum della sua produzione, un posto d’onore spetta a “Lo strappacuore”. Originariamente pubblicata in Francia nel 1953, la prima edizione italiana è del ’65 per Rizzoli, l’opera è un carosello di figure ed ambienti surreali, di cui Vian si serve per smontare alcuni i miti della nostra società: la psicanalisi (il dottor Giacomorto, che, incapace di provare sentimenti, cerca di psicanalizzare chiunque gli capiti a tiro per assorbirne le emozioni), la famiglia (l’amore ossessivo di una madre per i suoi figli, che finiranno rinchiusi in enormi gabbie d’acciaio per evitare che possano incorrere in qualche imprevisto incidente domestico), l’idea della piccola comunità in cui l’armonia regna sovrana (nell’innominato paesello che fa da sfondo alla vicenda, i vecchi sono venduti all’asta, derisi ed umiliati, ed i bambini mandati a lavorare sin da piccolissimi come apprendisti nelle botteghe artigiane e qui maltrattati, sfruttati e percossi sino alla morte) e la religione (la concezione assai materialistica fede da parte degli abitanti del villaggio, che si rivolgono a Dio solo per ottenere favori).

Una visione aberrante ed infernale del mondo e dell’umanità, la quale si monda dai suoi peccati gettando gli oggetti che li simboleggiano in un fiumiciattolo rossastro (dove nuota un vecchio che ha il compito di raccogliere con la bocca gli scarti di questa laicissima “purificazione”), declinata nel solito registro fiabesco e surreale da uno dei più grandi (e sottovalutati) autori del Novecento.

Link: Editore Marcos y Marcos, 2009