Almost Charlie ‘The Plural Of Yes’

(Words On Music 2009)

Secondo capitolo della curiosa saga degli Almost Charlie, duo germanico-americano composto dal chitarrista e cantante tedesco Dirk Homuth e dal paroliere d’oltreoceano Charlie Mason, uniti da una collaborazione telematica nata ormai 6 anni or sono. Questo secondo album è un piccolo compendio di musica pop, a cavallo tra Beatles, Belle And Sebastian e cantautorato pop stile Bacharach o Elliot Smith. Un disco intimo, soave, senza tempo e senza pensieri.

Il mood del disco ondeggia tra lo sbarazzino e l’intimistico, tra alti e bassi emotivi in cui però resta sempre una sottile malinconia latente a fare da collante. Everyone Deserves To Love apre il disco vicino all’oscurità eterea di certi Travis (il ritornello sembra veramente loro). Love Condensed resta in territori desolati cui il piano e gli archi danno però spessore lirico senza però togliere quella leggera patina travisiana. Leaving Is Easy è invece più spensierata e inizia a fare emergere i primi debiti beatlesiani, contornati da un’armonica che però non può che occhieggiare a Dylan. Beyond And Above è una cupa e lenta ballata acustica dal sapore sixties che però non lascia traccia. Con The Monster And Frankenstein si torna al pop-rock, ma è tutto troppo piatto per imprimersi in testa. So Far And Yet So Near torna a un intimismo acustico di spessore degno di certe scritture di Stuart Murdoch e soci, con tanto di archi e xilofono ad aleggiare intorno a piano e chitarra. In Another Life si spinge verso un rock soft con ritornello da canticchiare. La ballatona a metà tra Jeff Buckley e Lennon For The Both Of Us ci riporta nelle tenebre, prima che con The World Is Full Of Supermen la luce torni ad illuminarci sulle ali indiane del sitar. Will You Still Be Here gorgheggia tra chitarra e banjo, creando un’atmosfera da falò e pic-nic al tramonto. Empty Heart spezza il mood virando di nuovo verso l’elettrico, prima che si torni all’acustico con Formerly Smilin’ Jack. La chiusura cameristica dettata dalla title track è forse uno dei vertici dell’album, tra archi ariosi e una chitarra che appena sibila in lontananza.
Un album con tanti alti e bassi, che non inventa niente ma si lascia ascoltare con piacere. Non indimenticabile, ma degno di nota.

Voto: 6

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