Colorblind ‘Under a Paper Moon’

(Phenix/Irascible/Goodfellas 2007)

Con notevole e colpevole ritardo (l’album è uscito un anno e mezzo fa, nell’ottobre 2007) presentiamo l’album di debutto degli svizzeri Colorblind. Un esordio che spazia in territori folk-pop senza disdegnare fughe in pascoli più strettamente indie, tra melodie cullanti in stile Damien Rice e spruzzate dei primi Turin Brakes, non disdegnando veleggiamenti più orchestrali. Musica tenue, morbida, sobriamente accattivante nel suo essere così carezzevole.

La traccia d’apertura è un saggio di cosa ci aspetta: Anti Love Song è una dimessa e semplice cantata tra lontani echi orchestrali vicini a qualcosa degli Sparklehorse. Only Business si mantiene sulla stessa linea, ma con un ritornello lancinante che si inchioda nella memoria, un potenziale singolo radiofonico. Segue The Fall, cavalcante dall’incedere greve e offuscato quasi slo-core. My Heart Is Grey e Paper Moon fanno coppia nel loro essere oscuri lamenti soffocati nel dolore. Si arriva così a The First Day I’m Not Drunk, la traccia più interessante del disco, che infittisce la trama con trombe e archi che danno respiro orchestrale e una chitarra che sembra cercare il virtuosismo. Always On My Mind scivola via veloce nella sua ossessiva ripetitività, conducendoci a Sell My Soul, malinconia autunnale calda e fiorente.Lullaby sfoggia percussioni quasi tribali prima della conclusiva Kings Of Death, rarefatta e cristallina melodia incastonata in una mare liquido e vibrante.

In definitiva, un album sussurrante, limpido, fatto di pennellate emotive e qualche buon singolo. Un lavoro che si insinua tra le pieghe delle nostre emozioni delicatamente e si lascia amare senza essere invasivo. Niente di trascendentale, ma sicuramente apprezzabile.

Voto: 7

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