Enos Slaughter ‘Béisbol’

(Three Lobed Recordings 2008)

La musica degli Enos Slaughter è qualcosa di difficile da definire. Si potrebbe dire che essa è una miscela di jazz, folk, bluesgrass ed avanguardia, ma ciò non renderebbe esattamente l’idea. In realtà, il programma di Dave Shuford, Marc Orleans e Carter Thornton – i titolari del progetto – è piuttosto quello di realizzare una mescolanza destrutturata (può sembrare un ossimoro, ma vi assicuriamo che non lo è) di tali generi, una sorta di caotico minestrone sonoro in cui banjo, tromba, archi, elettronica, percussioni, chitarre acustiche ed elettriche iperdistorte e fisarmonica dialogano gli uni con gli altri scrivendo pagine assurde al punto tale da sembrare a tratti prive di senso ma proprio per questo terribilmente affascinanti.
Tra i brani più significativi del disco (tutti strumentali), impossibile non citare Octubre 25: Smokey Joe Wood And Jaime, in cui una schizofrenica sei corde acustica dalle inflessioni tipicamente bluesgrass interagisce con una chitarra elettrica distorta e manipolata; sul finale partecipa alla baraonda sonora anche una fisarmonica, che di tanto in tanto sale in primo piano per poi ritornare in sottofondo; The Kingdom Of Oscar Charleston, il cui andamento ossessivo, a tratti persino folle si deve anche alla voce penetrante ed al pizzicato degli archi; o anche le jazzate Louisiana Lighting e The Hardest Curves Are Spinning, con la seconda divisa in due parti, una prima di impronta chiaramente free ed una seconda caratterizzata da traiettorie cupe ed ipnotiche tratteggiate dalla chitarra elettrica e dal piano, e la conclusiva Americo & Aristides (The Top And The Bottom Of The Ninth), in cui la strumentazione crea un tessuto sonoro forse meno sconnesso del solito, caratterizzato dall’incontro di folk e blues rock.
Un lavoro più che sufficiente.

Voto: 7

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