Sun Kil Moon ‘April’


(Caldo Verde 2008)

Esce per la Caldo Verde (label del bandleader) il nuovo capitolo della discografia dei Sun Kil Moon, creatura di Mark Kozelek, leader indiscusso della cult-band post-folk/rock Red House Painters (non li conoscete? Procuratevi assolutamente i loro primi due lavori, “Down Colorful Hill” e l’omonimo seguito: ne rimarrete incantati).
Sciolta la precedente formazione dopo l’ultimo disco, “Old Ramon” (1997, pubblicato però per questioni contrattuali con la Universal solo quattro anni più tardi), dopo una serie di esperienze soliste (tra le quali una curiosa partecipazione come attore nel film di Cameron Crowe “Almost Famous”, nel quale il nostro interpretava la parte di Larry Fellows, bassista dell’immaginaria band rock anni ’70, gli Stillwater), all’inizio del 2002 Kozelek ha dato vita ai Sun Kil Moon. Suoi compagni di avventura l’ex Red House Painters Anthony Koutsos (batteria) e Geoff Stanfield (bassista dei Black Lab), con l’occasionale contributo di Tim Mooney, drummer degli American Music Club, da sempre grandi fan di Kozelek.
L’LP di debutto, “Ghosts of the Great Highway” (2003), ottenne ottimi riscontri da parte della critica. “Tiny Cities” del 2005, invece, era una semplice collezione di cover dei Modest Mouse. “April”, terzo capitolo della saga discografica del nostro è un lavoro decisamente migliore, undici brani meravigliosamente sospesi tra tentazioni post e mood folk. Lost Verses e The Light richiamano alla memoria inevitabilmente i vecchi Red House Painters, mentre Lucky Man e Harper Road fanno pensare decisamente a Nick Drake (da sempre una delle principali fonti d’ispirazione di Kozelek, sebbene egli abbia più volte negato tale vicinanza ed espresso il proprio amore per la star country John Denver). Anche la cupa Heron Blue, con la splendida voce del leader che poggia su uno scarno tappeto acustico, si muove lungo i territori del folk più meditativo. La morbidezza della splendida Morestown richiama ancora alla memoria la band di “Down Colorful Hill”, mentre Tonight The Sky è più elettrica, ma la malinconia di fondo è sempre la stessa.
Il terzetto Like The River, la lunga meditazione post di Tonight In Bilbao (la cui durata, oltre nove minuti, è del resto perfettamente in linea con quella di molti altri pezzi del disco) e la delicata Blue Orchids, per sole chitarre e voce, chiudono egregiamente un ottimo disco, uno tra i migliori della produzione di Kozelek.

Voto: 8

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