Kar ‘Appunti Per Semiacusticherie’

(Setola di Maiale)

Ero dubbioso su come tagliare il nastro a questa fresca trasvolata dei Kar. Mai come adesso, il destino riserva così tanta scelta. Tessere dal primo momento il classico filo-logico della storia di “Appunti Per Semiacusticherie”: seguire la nascita e l’evoluzione, punto dopo punto, dichiarando a sangue freddo l’origine non-attuale del contenitore sonoro con il (non-meritevole) grado di raccolta?
Oppure, inseguire altri e più benefici input sorti in aiuto dalla mia pelle, dalle scosse di brividi che la percorrono come formiche estasiate, da una mente imbullonata ad un improvviso delirio di piacere perché ha appena scoperto che, premere il tasto play, significa imbattersi all’istante nello straniante leit-motiv di Immensa luce blu in questo: un’entità di suoni misteriosa, costituita da un manto-melodico striato di reminescenze kraute ed ispirazioni minimaliste (Neu! e Faust nei sogni più privati di Charlemagne Palestine) che si auto-flagella l’anima con una scarica, sempre più cattiva e crescente, di oggetti percussivi dal sangue primitivo.
In questa massa informe di passione e riflessione (anche romantica) il duo di Marco Carcasi e Adriano Scerna non ha paragoni, è un marchio di fabbrica indelebile e peculiare, che fa sperare bene per il futuro. E’ un’ottima occasione l’uscita di “Appunti Per Semiacusticherie” per Setola di Maiale, perché dà la possibilità di far circolare ulteriormente alcuni delle tracce composte per “P02”, il secondo full lenght autoprodotto, e il brano-portante del misconosciuto 3 pollici su Frame!, “Con le Dovute Eccezioni (La Tregua Reggerà)”, distribuito male e in pochissime copie un paio d’anni or sono.
Però, tornando ai quesiti di partenza, l’accostamento attuale di queste piste rende inevitabilmente nuova linfa al materiale in causa, restituendo così un ascolto (come giustamente afferma Etero Genio nella recensione su Sands-Zine) completamente ex-novo. Non ci interessa sapere tutti i vari segreti e motivi per cui è nata la scaletta dei brani, ma solo constatarne la perfezione negli incastri attuati. Anche lo stacco dei 40 secondi percussivi senza-titolo posizionato en passant, come via-di-mezzo tra la citata Immensa Luce Blu In Questo e le infinite salite drone (micro-variabili) all’inizio di Con le Dovute Eccezioni…, appare inserito secondo una precisa logica temporale, ma anche di semplice buon-gusto.
In quest’ultima composizione, il taglio Kar è senz’ombra di dubbio eterogeneo, frammentato da tre differenti e supposti stati-mentali: al primo posto, c’è un gioco d’instabilità elettronica, rincorso a distanza dal lancio solitario di una fioca e volubile onda (para) sinusoidale, a sua volta, responsabile di una dionisiaca apertura ambient-ale sfuggente, indefinibile e inesorabilmente condotta alla maniera di un Lustmord.
Nel mondo di Mezza Luce l’ombra contemplativa della border-music si fa evidente da principio; è un pezzo, a mio modo, tra i più delicati dove il clangore dei metalli, tiepido e cedevole, viene in una primo momento sopraffatto dai volteggi dell’elettronica.
Epico!
I nervi in occulta tensione, recalcitranti a scoppiare, compressi e abbracciati in un mixage di ansia elettronica e vulnerabilità ritmica fanno il loro gioco nel fine-sipario regalato da Come Briciole di Pane. Qui, se nel brano precedente mettevo a fuoco le forme ambient con una predisposizione, anche in piccolo, glitchosa alla Stephen Mathieu, si torna ad essere Kar duri & puri, intestatari di un discorso tutto proprio, ‘imbastardito’ a volontà da violenti e metropolitani retaggi industrial, da ridondanze di minimalismo (non toccate Phil Niblock al duo capitolino che potrebbero sbranarvi) e da un’insita bravura (scioltezza, forse, è meglio) nel cercare e ottenere una gamma di suoni percussivi capace di bloccare il battito cardiaco.
Da non prendere assolutamente come mero attimo-di-transizione: i Kar sono tornati con un capitolo tutto nuovo della loro carriera.

Voto: 10

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