Vanessa Rossetto Aka Niwi

Di Alfio Castorina

liquidtree@gmail.com

Vanessa Rossetto è una di quelle personalità multiforma, dalla creatività estremamente tentacolare ed onnivora, in cui può capitare di imbattersi oggigiorno frequentando il web e i suoi meandri di forums, MySpace, Blogs e social networks vari. Originaria di Austin (Texas), Vanessa, conosciuta anche con il nome di Niwi, è in principio pittrice, legata al movimento del cosiddetto stucchismo (almeno così sembra, non sono per niente un esperto), in forte opposizione ai formalismi delle arti concettuali. Basta esplorare alcune delle sue opere per imbattersi in un mondo di sogni ed incubi naif, disturbante e grottesco, ma anche dolcissimo e commovente. Emozioni fatte a brandelli, esposte con i nervi scoperti ed ancora sanguinanti.

All’attività di pittrice si affiancano la collaborazione ad alcune riviste online di un certo rilievo, tipo Foxy Digitalis, ed ovviamente l’attività di musicista (da sola, ma anche in collaborazione con altri, tra cui l’italiano Salvatore Borrelli), quella che qui c’interessa maggiormente. Tra composizione ed improvvisazione, utilizzando essenzialmente la viola quale strumento prediletto e la sua etichetta Music Appreciation quale strumento di diffusione, Vanessa disegna un suo microcosmo di suoni fortemente personale, legato sia all’avanguardia off e out of time di personaggi quali Tony Conrad, Malcolm Goldstein e Henry Flynt, che a certe esperienze a base di elettroacustica e field recordings, ma anche al weird folk.

Quasi una trilogia questa raccolta di cd-r, tutti pubblicati nel corso del 2007, e caratterizzati dallo stesso look minimalista: copertina nera, due stickers, uno con il nome del titolare dell’opera, l’altro per l’opera stessa, un foglietto interno con i titoli dei brani e la data di registrazione. Del resto la musica, e l’habitat da cui deriva sono già carichi a sufficienza di suggestioni, da non richiedere altro.

Concepita come un’unica lunga composizione, suddivisa in vari capitoli, quasi un collage di suoni e situazioni, che utilizza rumori ambientali amplificati, viola, violino e fisarmonica, ‘Misafridal’ inizia il viaggio con quella strana ed affascinate cosa che è orienteering for the young. Suoni non identificati, manipolati e scomposti, azzoppati e balbettanti, frenetici e sfrigolanti, e poi la viola, che appare come un lampo sognante, ed evapora verso il cielo, mentre attorno tutto rallenta sino ad arrestarsi. Dura un attimo, bello ma impossibile da trattenere, e dopo un rombare minaccioso oscura ed assorbe tutto. 

            Lo stesso rombare, ancora più distante e fosco, apre found rabbit (occhi ai titoli, che hanno tutti un non so che di bizzarro, li vedrei come titoli per dei cortometraggi di David Lynch),  mentre un abbozzo di melodia appena percepibile si muove sullo sfondo, per lasciare il passo ad un pulsare soffocato e ai suoni  prima gracchianti, e poi distesi e droning. degli strumenti a corde. Bellissima ed emozionante, eohippus, quasi un ricordo acido e trasfigurato della Deep Listening Band offerto in dono al sole, con la fisarmonica ad indicare paesaggi di sconfinata bellezza.

Impossibile ed inutile descrivere ogni singolo brano, avrete capito l’andazzo che tira.  Spesso tutto appare molto scomposto, frammenti che sembrano accostati controvoglia ma che hanno una loro coerenza e sensatezza. Assolutamente non roba tirata giù a caso. Conclude il primo cd-r la lunga incident and ornament, un sali e scendi di viole e violini, assordante e stridente, ripetitivo e mesmerico, quasi intrappolato in uno strano anfratto temporale.

            Registrato live su nastro, interamente centrato attorno al tema della viola e dell’esplorazione delle possibilità dello strumento, spesso in multitracking, ‘Imperial Brick’, è un affare più selvaggio e sfrontato del cd precedente. Quasi un laboratorio d’idee, che accosta sonorità spesso estremamente spigolose e stordenti,  ma anche fingerpicking e distese di drones. Pezzi che girano in lungo e in largo, quasi vagabondano, persi chissà dietro a che cosa. Creatività ed incontinezza espressiva, leggermente ostiche, ma estremamente vitali. Esemplare di questo tour de force della viola, the girlhood of baba yaga, un alternarsi di silenzi, improvvise cacofonie ed aperture meditative, lo strumento che si strazia e strugge. Un vero e proprio assalto ai sensi che ottunde e tonifica.

            Chiude “la trilogia”,‘whoreson in the wilderness’, che a detta della stessa musicista è “un estensione e sintesi delle idee espresse nei due album precedenti”. Il suono in accumulazione stratificata, con i numerosi archi che si rincorrono in un girotondo impazzito, per poi esplodere in una sorta di danza scomposta ed ebbra di gioiosa follia, costituiscono il fulcro di the sun is alive. Conclusione ancora una volta tra drones ed estasi.

Un feedback ottuso inizia invece myself in the water, che prosegue con rovinosi suoni concreti, di non si capisce bene cosa, quasi un Jeph Jerman più rumoroso ed indaffarato del solito. Dominano ancora gli archi, tracciando lunghe linee verticali, e poi ancora feedback e field recordings, con quella specie di strano fischiare ed accumulo di masse plumbee a caratterizzarne la fine. Avrete notato che quasi ogni brano di cui ho riportato, ha una descrizione del tipo, prima c’è questo e poi quello, ed in effetti, lo ribadisco, gran parte dei materiali hanno un struttura composta da diversi pezzi/frammenti accostati tra di loro. Il procedere è quindi quasi cinematografico, in cui piccoli eventi sfumano e ne generano altri. A tenere tutto unito, quel collante che è la sensibilità dell’artista.

            Anomala, rispetto al resto di quanto sin qui sentito, la conclusiva snow snow snow smothering your mountain, a conferma del carattere poliedrico della Rossetto: una drammatica e pericolosa discesa nelle profondità di in un inesplorato buco nero, che accosta elettronica minimale, dark ambient, campionamenti nebulosi ed evanescenti, crescendi quasi orchestrali. Certo, stride abbastanza con il resto, ma si tratta di un bel pezzo ed è perfettamente in linea con altri materiali della texana disseminati tra le maglie della rete.

Se siete alla ricerca di cose nuove, prive di un territorio d’appartenenza rigidamente delineato, avete un altro nome da aggiungere alla vostra lista.

                                                                                             

Links: http://www.pervertedlogic.com/niwi/