Netmage Live

Netmage ’08. Bologna, Palazzo Re Enzo, 26 gennaio.

 

 

 

 

 

Di Paolo Rossi

funk.5@hotmail.it

Con l’edizione di quest’anno quelli di Xing si sono ripresi con forza un posto nel podio (che gli è sempre spettato, tralaltro) dei migliori live-media festival italiani, dopo la pressoché deludente edizione dello scorso anno. La novità che spiccava è stata quella dell’interazione tra due ambienti/eventi: al classico Live-Media Floor veniva affiancato quello denominato “Mangrovia” , forse quello in cui si è osato di più, soprattutto a livello di input sonici. Già l’ingresso era tutto un programma: nel cortile sottostante la lunga scalinata che porta alle sale principali del palazzo l’installazione intitolata Pneumatic Sound Fields di Edwin van der Heide accoglieva l’audience con getti d’aria ritmati da un software, una vera e propria esperienza fisico-uditiva. La serata di sabato 26 era soprattutto attesa per l’esibizione dei pionieri della musica elettronica, i newyorchesi Silver Apples (presente però il solo Simeon Coxe III, giacché lo storico secondo membro-batterista Danny Taylor è venuto a mancare nel 2005), che andavano ad affiancare un altro show che ha fatto la storia dell’immaginario underground della Grande Mela dapprima, e poi di quello collettivo: il fantasmagorico Joshua Light Show. Preceduti dal progetto Rev99, formato dalla strana accoppiata 99 Hooker (statunitense, storico precursore dell’odierno Vj-ing) e dalla sudcoreana Jin Hi Kim, ritenuta una delle più esperte suonatrici di komungo, strumento tradizionale della sua patria che lei stessa ha contribuito a far divenire elettrico; una fusione di litanìe orientali mandate in loop e disturbate con un pedale wah mentre sullo schermo si assisteva alla modificazione dal vivo degli impulsi visivo-sonori. Il live dei Silver Apples/Joshua Light Show ha ammaliato per intensità e godibilità: beats techno-ambient a fare da base a campionamenti e melodie improvvisate scaturite dallo storico arsenale di oscillatori e synths di Coxe (la maggior parte dei quali addirittura modificati da lui stesso), con sullo sfondo il famoso crogiolo di liquidi (questa volta resi però tramite strumenti digitali ma non per questo dall’effetto meno sorprendente) che chi ha una certa dimestichezza con i prodotti di laboratorio di Hoffmann non tarderà a riportare alla memoria. In chiusura la pungente e piacevolissima performance del duo messicano-argentino Los Super Elegantes: tra le bordate electropop-mariachi-punk-elettroniche si andava ad inserire il sarcastico teatrino messo in piedi da Milena Muzquiz (a dir poco incantevole) e da Martiniano Lopez-Crozet. Tutto ciò mentre nella sala Mangrovia “andava in onda” un programma pari per proposta qualitativa ma di ingerenza totalmente differente; la facevano da padrone i feedbacks spaccatimpani, sfilacciati e postindustriali di personaggi di spicco della scena noise mondiale: Prurient, Demons e Carlos Giffoni. In chiusura sets live di Paul Kalkbrenner e dj di Ben Klock, per danzare sotto le volute affrescate del salone principale, una volta sede delle assemblee comunali della Bologna medievale. Non penso che si poteva chiedere di più.

Bravi. Voto 8 1/2