Mitsuhiro Yoshimura‏

 

Di Alfio Castorina

liquidtree@gmail.com

Sinewave. Una semplice onda che va su e giù ad una determinata frequenza. Nulla di più semplice possibile in campo musicale, il suono atomizzato e ridotto alla sua essenza primaria, astrazione assoluta, rigida formula matematica, che algida traccia solchi nell’udito. Solchi che spesso fanno male, che disturbano, che alterano la percezione. Perché interessarsi di una cosa del genere? Me lo sono spesso chiesto, senza trovare una risposta minimamente soddisfacente. Probabilmente non c’è nulla di umano nel desiderio di voler ascoltare una “musica” siffatta, ancor meno in quello di volerla eseguire. E’ facile, facilissimo, ai limiti del ridicolo fare musica simile, ma anche maledettamente difficile. Serve una faccia a prova di scherno e una sconfinata determinazione, non necessariamente doti alla portata di tutti. Avete presente un concerto di Sachiko M? Stare fissi, quasi immobili, ad agire su qualche manopola, per emettere suoni che rimangono lì, immobili anch’essi, o forse cambiano, ma è difficile dire, come se fosse la cosa più naturale del mondo? No, non c’è nulla di sensato in questo, eppure, per qualcuno, sicuramente non molti, può essere un’esperienza significativa.

Ma iniziamo a parlare di Mitsuhiro Yoshimura, ovviamente giapponese (e qui si ci potrebbe scervellare a lungo sul perchè il Giappone continui a sfornare personaggi del genere), classe 1973, sbucato fuori dal nulla nel corso del 2007 con la sua microscopica label (H)ear Rings e un cd introdotto dalle farraginose ed in parte incomprensibili note di Yoshio Otani e Taku Sugimoto. “Cosa significa ascoltare un suono? Possiamo percepirlo solo se c’è musica ?” I soliti interrogativi del sempre più problematico Sugimoto e sui quali tanto ci piace riflettere tra un silenzio e l’altro. Problematica è, come giusto attendersi, anche l’opera di Yoshimura, molto distante, nonostante l’utilizzo di mezzi espressivi similari, dall’opera della citata Sachiko M.

Laddove quest’ultima si è autoproclamata “Queen of the sinewaves”, e come tale esercita un controllo ferreo sulla sua musica, Yoshimura ha un atteggiamento fortemente permissivo, al punto che diventa molto difficile tracciare un confine tra quanto è frutto di precise scelte da parte del musicista, e quanto di semplici casualità ed interferenze tra il suo setup e l’ambiente in cui si svolge la performance. Tutta la musica sin qui prodotta è, infatti, registrata rigorosamente dal vivo, dato che lo spazio esecutivo è parte integrante e decisivo della musica stessa. Yoshimura dal canto suo fa volutamente poco, più che musicista assume il ruolo di tramite e catalizzatore, installa i suoi strumenti e lascia che le cose seguano il loro corso. Assolutamente minimale e low-cost la strumentazione usata: un microfono, un paio di cuffie ed un mixer. L’acustica della stanza viene intercettata dal microfono, amplificata dal mixer e riprodotta dalle cuffie, generando così un semplice circuito di feedback. Tutto qui. L’unica ulteriore attività  svolta da Yoshimura consiste nel muovere le cuffie, intenzionalmente o meno, aggiustare qualche livello e poco altro. Piccoli gesti che però perturbano ed alterano il suono, causando fratture, micro-voragini, repentini cambi di direzione. Ogni tanto il suono rimane come intrappolato in un angolo, si agita e tremola, per poi d’improvviso scivolare via. È musica in divenire, fissati alcuni paletti, tutto è possibile, in un processo di scoperta che accomuna esecutore ed ascoltatori, che, grazie alla peculiare direzionalità delle sinusoidi possono ulteriormente ampliare e mutare la propria percezione della materia sonora con semplici movimenti del proprio corpo. Più che ascoltare, spesso sembra di osservare; forme sfuggevoli che si muovono come a cercare vie di fuga rimbalzando da un punto all’altro. C’è anche una forte componente fisica, quasi tattile, anche se la musica non raggiunge mai eccessi poco tollerabili: niente estremismi high-frequency, i suoni sono abbastanza sostenibili, e scorrono in maniera estremamente naturale. All’incirca questo è quanto succede nei primi due brani di and so on, mentre nell’ultima traccia lo spazio esterno è reso partecipe della performance. È come se una porta fosse stata aperta, quindi, rumori provenienti dalla strada, qualche chiacchierio,  colpi di tosse, e altro, vengono filtrati attraverso le sinusoidi, che in questo brano sono maggiormente statiche, poco invadenti. Una sottile nebbia di feedback che sottolinea e pone in primo piano i suoni del mondo circostante, per un’esperienza quasi da field-recordings. Personalmente si tratta del brano che preferisco.

Inattesi e spiazzanti i primi momenti del secondo album, accreditato anche a Taku Sugimoto, not BGM and so on, che inizia con la riproduzione di frammenti di standards jazz, per poi proseguire da dove l’ultima traccia del primo album aveva lasciato. Quindi ancora rumori di fondo, qui una presenza quasi costante, a disturbare, abbellendo, il flusso della musica di Yoshimura, che a dispetto della partecipazione di Sugimoto poco o nulla aggiunge a quanto espresso in and so on”. Complessivamente, però, lo svolgimento è meno nervoso e più sfumato. È la presenza di Sugimoto a suscitare i maggiori interrogativi, nelle note del cd si parla di “acoustic guitar e lightsaber”, e mentre della prima non è dato rilevare la presenza, il secondo non so dire di cosa si tratti. Ancora una volta il gran maestro del silenzio si diverte a giocare con le nostre aspettative e forse il suo contributo si limita al puramente concettuale. Magari avrà posizionato i due strumenti menzionati in un angolo della stanza, e si sarà limitato ad osservarli da lontano. Stranissima l’ultima traccia (ma in realtà non ci sono veri e propri salti tra un brano e l’altro), titolata ‘not music’ (mentre quella di prima si chiamava…..’music’) che inizia tra gli applausi del pubblico che indicano la fine del concerto; poi ognuno va a fare qualcos’altro, tra rumori e chiacchiere, ma la musica continua a scorrere, quasi a voler ribadire la  parziale autonomia dai suoi esecutori.

Artista affascinante, del quale sono curioso di seguire gli sviluppi futuri. Potrebbero portare a qualche sorpresa, ma anche ad una pericolosa stasi creativa.

Link: http://www16.ocn.ne.jp/~hearring/

Albums:

  1. Mitsuhiro Yoshimura ,‘and so on’ (h)ear rings 2007
  2. Mitsuhiro Yoshimura/Taku Sugimoto, ‘not BGM and so on’ (h)ear rings 2007

 

Nota: le foto di Mitsuhiro Yoshimura si devono alla gentile concessione di Yuko Zuma e Jon Abbey.