Donkey ‘Stone’

(Accretions 2007)

Donkey
sono Hans Fjellestad
e Damon Holzborn,
questa è la loro terza uscita dopo “Show” e “Big
Sur”.
Qualcuno li ricorderà presenti nella strepitosa
compilation/manifesto/collettivo (chiamato Trummenflora)
“Rubble”; oppure nell’ostico ma invitante “Haco
Hans Jacob Marcos”.
“Stone” è live
registrato nell’East Village di Manhattan (lo Stone Club
appunto).
“Stone”, è incontro/sragionamento
elettronico/acustico di notevole impatto fisico.
Hans maltratta
synth analogici, Holzborn ne ritratta i segnali emessi tramite i
propri software autoprodotti.
Risultato: un’escursione pubblica
impervia; rischiosa
ed affascinante.
Suggestioni sciamaniche, harsh, dark ambient
sfatta, glitch claudicante.
Spigoli e svolte stranianti, lividi
viola ed occhi pesti.
Iperattivi per natura, curiosi e coraggiosi,
composizione, esecuzione, dottorati di ricerca, costruzione ed
esplorazione nuovi strumenti; tutta farina quotidiana del proprio
sacco.
Il loro “Stone” è lavoro che
dell’impatto fisico usa la capacità penetrativa per forzar il
guscio dell’ascoltatore ed indurlo in fasi riflessive (invero non
proprio rilassate/rilassanti).
E questo è un bene.
Ricerca
accurata su materiali primordiali e incandescenti che rimanda a certa
sperimentazione ispida, storicizzata e non (la Oliveros
degli “Electronic Works” o “Alien Bog/Beautiful
Soop”? Le aggressioni al calor bianco di entità come
Illusion of
Safety
?); il tutto
riprocessato attraverso la lente d’ingrandimento di certa impro più
dissennata.
Manipolano e maltrattano materia sfuggente che può
tramutarsi in rovina vera e propria se mal gestita.
Coesione,
impatto, stimolazioni profuse a piene mani.
Questo è.
Non
per tutti, un oscura immersione dalle parti di un incubo estivo
sudato.
Difficile e preziosa ricerca; maneggiare con attenzione
prima dell’acquisto.

Voto: 7

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