Scatole Sonore News

Giovedì 7 Febbraio Primo Evento Dell’Anno Per SCATOLE SONORE – Rialto Sant’Ambrogio – Via Sant’Ambrogio, 4 – Roma. Click Per Infos.SCATOLE SONORE

– rassegna di musica, arti visive e performative –

rialtosantambrogio
via s.ambrogio, 4 – Roma

giovedì 7 febbraio ’08  

h. 20:30 esposizione foto:
TAMARA SCIFONI

h. 20:30 film:
S-KIPS 2007 di McBett 

h. 22:00 performance:
FLAVIO ARCANGELI

h. 22:30 concerti:
CAMUSI
(stefano giust + madame p)

VONNEUMANN

www.rialtosantambrogio.org
www.scatolesonore.org
www.menostorie.com
www.lecool.com
www.succoacido.net
www.differenza.org
www.myspace.com/scatolesonore
www.myspace.com/camusi
www.myspace.com/vonneumann
www.myspace.com/mcbett

www.mcbett.net

 

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Tamara Scifoni, nata a Subiaco nel 1975, vivo e lavoro a Roma.
Studio e lavoro con il/sul corpo dal 1994.
Dal 2000  il mio studio è diventato una vera e propria ricerca
attraverso l indagine fotografica partendo  dall autoritratto…
 
ho lavorato come assistente di Enrico Blasi

lavoro con il sound artist Timperi Roberto   curando la parte fotografica
delle sue opere e della installazione “Fuori Frequenza” presentata
a Villa Celimontana nel 2006

ho esposto nel 2004 la mia prima  mostra personale
presso il Teatro  Furio Camillo curata da Samantha Marenzi
con la supervisione del critico Barbara Martuscello


COMUNICATO STAMPA

Il Corpo, come scatola nera del nostro esistere, ha scritto su di sé tutto ciò che/chi siamo,
vogliamo e soprattutto non vogliamo…sa tutto quello che noi non sappiamo di noi.
Il mio lavoro è una indagine sul corpo, nel corpo attrverso il corpo.Su quello che esso dice
rispetto a quello che noi non diciamo nè ci diciamo.
Questo lavoro -“Spazio Muto”- è una tappa di questo percorso: un momento della ricerca di una
corrispondenza visiva alla percezione del corpo intesa come “propiocezione di/del sé.
Ogni canale sensoriale crea una immagine senso-specifica del sè…
L’ elemento Specchio/obiettivo è un ponte tra Me e il Me.
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McBett
Eli McBett, Dublin  Lavora in vari contesti sociali. Anche laddove possa adottare archetipi letterari  o storici per esplorare queste tematiche, la sua ricerca, socialmente e intellettuamente sempre cosciente, include un profondo intereste nelle continue mutazioni dell’ambiente circostante e specifico, cosí per quanto esso é influenzato e si muove tra eventi  quotidiani, vite individuali e spazi pubblici.  McBett é stata coinvolta in progetti artistici in Irlanda e in Italia negli scorsi venticinque anni. Diplomata in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Roma nel 1984, ha da allora sempre lavorato in questo ambito come scultrice, costruttore, restauratrice, performer, insegnante d’arte, curatrice di eventi, organizzatrice, scrittrice e musicista. Ha vinto borse di studio e concorsi in Italia  e in Irlanda per promuovere le sue proposte artistiche. Ha esibito in gruppo o da sola sia in Europa che in America.

       Presentazione di Brian Crowley,
curatore del Pearse Museum, Dublino
Scrivo in riferimento al film documentario di Elisabetta Jacomini (Elisabetta lavora con il nome d’arte di “McBett”) S-KIPS 2007. Nel 2005 McBett allestí una personale dei suoi lavori, intitolata Way Out (Via d’Uscita), nel Carcere di Kilmainham. Questo documentario spiega in dettaglio il percorso concettuale contenuto nella mostra, la conseguente reazione  sia del pubblico che del personale del museo alle opere esposte e la finale distruzione di questi lavori, titolato Leap Into the Void (Salto nel Vuoto), di fronte ad un pubblico di testimoni.  Il film inizia guardando al Carcere come un  edificio iconico e minaccioso, un simbolo della lotta per l’Indipendenza Irlandese. Per quanto possa aver posseduto un passato denso di miseria e martirio, la Prigione e’ mostrata nella sua presente incarnazione di destinazione turistica estremamente popolare, che attrae sia turisti che visitatori nativi Irlandesi. Fra una sequenza di immagini del tour guidato, ascoltiamo McBett in conversazione col precedente curatore, Pat Cooke. Ella ci parla dell’effetto che l’edificio ha avuto su di lei e del suo desiderio di esporre arte in luoghi inaspettati per il pubblico.  La parte successiva del film guarda alla mostra allestita nell’Ala Est del Carcere. Le opere hanno toccato una varieta’ di tematiche in relazione con la storia del Carcere; problematiche di confinamento, liberazione, abuso dei diritti umani, sacrificio e nozioni di punizione. Ispirazione e’ stata trovata da una varieta’ di fonti – in film, mitologia, geologia, il movimento dei diritti civili e musica. I testi provenienti da una varieta’ di autori, incluso Jonathan Swift, Patrick Pearse e Samuel Beckett, che sono stati molto influenti. McBett ha anche realizzato un’opera assieme a delle detenute del Carcere di Mountjoy (l’attuale carcere femminile di Dublino, ndt).  La reazione dello staff e dei visitatori alla mostra in molti versi forma l’aspetto piú interessante di questo film. Per molti, la mostra ha fornito una provocatoria rielaborazione dell’immaginario dell’edificio, scombussolando la tendenza di edifici che vengono conservati come luoghi di patrimonio storico a diventare “sicuri”.  Laddove a edifici e luoghi si attribuisce una significanza storica essi sono anche talvolta considerati immuni dagli effetti della storia a cui appartengono, come restassero conservati in gelatina. Mettendo in relazione la storia delle Prigioni di Kilmainham con piú vasti soggetti di incarcerazione, punizione e castigo, il Carcere é stato presentato come un edificio che ha ancora da dire qualcosa riguardo le perplessitá contemporanee.   Comunque la mostra non ha ricevuto un uniforme consenso. Molti hanno disapprovato la sua semplice presenza in un luogo da essi considerato un santuario repubblicano. Ironicamente, per quanto i personaggi storici che vi sono stati incarcerati abbiano potuto provare emozioni fortemente negative contro l’edificio, esso é oggi considerato un luogo sacro da molti dei loro ammiratori di oggi. Le opere sono state viste come in  intervento di disturbo e distrazione atto a interferire con la serenitá del disegno panoptico dell’Ala Est, un design e un’architettura che erano fondati sull’idea di controllo e con l’obiettivo di spezzare lo spirito dei prigionieri in esso detenuti. Infatti molte delle figure politiche imprigionate nel Carcere usarono espressioni artistiche per sovvertire il disegno discipinare della Prigione, la piú rinomata di cui Grace Gifford Plunkett. Per molte delle guide la mostra é stata vista come una distrazione dal loro tour. Le loro obiezioni, e il rifiuto di entrare in rapportocon l’arte, hanno suscitato una quantitá di fondamentali perpressitá  riguardo il ruolo delle istituzioni patrimoniali come l’Office ouf Public Works (Ufficio dei Lavori Pubblici). Puó una interpretazione “ufficiale” della storia di un luogo, racchiusa nello scrigno di un tour guidato, consentire l’esistenza di storie alternative o contrastanti? Puó l’arte essere usata per offrire vie alternative al modo in cui guardare la storia di un edificio? Conservando una struttura come luogo di patrimonio e attrazione per visitatori ne neutraliziamo anche il suo potere, consegnandola alla sicurezza della storia?  La parte finale di S-Kips offre sequenze di un evento intitolato Leap into the Void (Salto nel Vuoto). Questa opera performativa, sottotitolata Homage to the School of Sensitivity (Omaggio alla Scuola della Sensibilitá),  mostra la “dematerializzazione” delle opere d’arte. La loro distruzione é accompagnata da un coro Greco di tre donne che leggono ad alta voce le obiezioni dei visitatori scritte su un libro dei commenti fornito dall’artista. Mentre da un lato questo puó essere visto come riposte all’accumulato criticismo di alcuni visitatori della mostra , dietro questo evento si trova, secondo me, un  piú ampio e stimolante messaggio. In molte forme la distruzione dei lavori esibiti ha rappresentato l’inerente cangianza dell’interpretazione. I significati non sono fissi, specialmente laddove si tratta delle Prigioni di Kilmainham. L’edificio inizió la sua esistenza come simbolo di un’attitudine piú illuminista verso i prigioneri. Comunque per molti esso fu anche simbolo di oppressione e controllo. Negli anni esso diventó anche sinonimo di ció che fu visto come un oppressivo regime colonialista. Durante la veglia delle esecuzioni del 1916 cambió di nuovo, diventando un satuario sacro al sacrificio degli eroi repubblicani. In tempi piú recenti il suo significato é cambiato nuovamente . Come una delle maggiori attrazioni turistiche di Dublino, con la maggior parte dei visitatori in arrivo dall’oltreoceano, esso é divenuto un luogo in cui la gente puó ricevere insegnamento sulla storia politica e penale irlandese. Distruggendo la sua arte, McBett ha mostrato che anche la sua interpretazione dell’edificio, il significato in cui lei lo inscrive, passerá. Questo é sottolineato nel film da intermezzi di immagini di lavori in corso e di distruzione che hanno luogo nell’area che circonda il Carcere. Mentre l’edificio stesso viene conservato, esso non é immune al flusso che lo circonda. La stuttura puó non cambiare, ma l’attitudine della societá riguardo ad esso cambia.  Nel mese di Luglio di quest’anno ho avuto l’opportunitá di vedere un premontaggio del film e ne sono stato rimasto profondamente impresso. Sono stato coinvolto nelle Carceri di Kilmainham fuori e dentro circa undici anni e raramente ho avuto un’esperienza che mi provocasse un cosí fondamentale cambio di idee riguardo questo edificio.

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FLAVIO ARCANGELI   primo studio su Presagio
E’il primo scarnissimo studio, che presento in anteprima su ” presagio”. Il presagio a cui faccio riferimento è quello di S. Giovanni Battista. Durante la danza di Salomè, il Battista è in cella in prigionia e di lì a poco i gendarmi verranno a prenderlo. Questo lavoro trae ispirazione da due esperienze per me fondamentali. Una è il film di Pier Paolo Pasolini “Il Vangelo secondo Matteo”, di cui il mio studio è anche in parte, per alcune scene, una rilettura (ovviamente personalissima).
L’ altra è l’escursione sull’ Etna che ho compiuto l’ estate scorsa. Lo stesso scenario del vulcano,
è stato utilizzato da Pasolini per ambientare diverse riprese del suo film nel ’64.
Presenterò due brevi estratti. Il sogno di S.G. Battista,che è un’ azione sognante inventata prima
(o dopo) la sua esecuzione e La preghiera di Gesù  ai piedi dell’ Etna.

titolo:  “primo studio su Presagio”
ideazione e danza:  Flavio Arcangeli
musiche:  Samuel Barber, Johann Sebastian Bach, Robert de Visée, Federico Scalas
produzione: Teatro Furio Camillo
durata: 20′

Flavio Arcangeli
. Pittore e laureato in Architettura a Roma. Ha lavorato per anni nel settore del disagio mentale e dell’handicap fisico, curando laboratori di conoscenza corporea e pittura rivolti a disabili.
Studia Hata Yoga (Iyengar), Qi gong (con Solène Fiumani), educazione posturale e respiratoria. Nel 1996 si avvicina alla danza butoh e studia con importanti  danzatori giapponesi (Daisuke Yoshimoto, Ko Murobushi, Yumico Yoshioka). Nel 1998 conosce il danzatore Masaki Iwana e inizia a seguire i suoi workshop intensivi in Italia e in Normandia. Dal 2000 collabora con il Teatro Furio Camillo di Roma; partecipa alla direzione artistica e danza nella Rassegna internazionale di danza butoh “trasform’azioni”. Nel 2001 fonda con altri sei componenti il gruppo “Lios”, presentando numerose performance ed assoli in Italia e all’estero.
Collabora come performer e realizzatore luci con diverse realtà del teatro contemporaneo e di ricerca, tra le quali Marcello Sambati (Darkcamera), Wladimir Olshanski (Soccorso Clown, Cirque du Soleil). Ha studiato tra gli altri con: Akira Kasai, Yoko Muronoi, Tadashi Endo, Akaji Maro, Silvia Rampelli (habillé d’eau),  Katerina Bakatsaki e danza contemporanea con Maddalena Scardi (Travirovescie), Francesco Scavetta (Wee Company) e  Anna Paola Bacalov

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CAMUSI

CAMUSI è il nome utilizzato dal duo composto da Patrizia Oliva aka Madame P (voci, elettronica) e Stefano Giust (batteria, piatti, oggetti).
Il progetto si concretizza attraverso la pratica della musica di improvvisazione, ma anche tramite idee compositive che organizzano le performances.
Pubblicato da “Setola di Maiale”.
Camusi ha suonato in Italia, Regno Unito, Olanda, Francia, Spagna, Portogallo.
www.myspace.com/stefanogiust
www.myspace.com/madamepi

STEFANO GIUST
Ad oggi ha registrato 70 albums a suo nome e come co-leader, in ambito improvvisativo, avant-jazz e musica elettronica.
Come batterista ha suonato con Dominik Gawara, Gianni Gebbia, Daniele Pagliero, Roy Paci, Fred Casadei, Xabier Iriondo, Roberto Bellatalla, Sakis Papadimitriou, Patrizia Oliva aka Madame P, Edoardo Ricci, Giorgia Sylleou, Carlo Actis Dato, Luc Ex, Jacopo Andreini, Luca Cartolari, Alessandro Cartolari, Mat Pogo, Andrea Biondello, Giorgio Pacorig, Fabio Sfregola, Luca Vortex, Luigi Lullo Mosso, Victor L. P. Young, Ivan Pilat, Sergio Fedele, Mauro Teho Teardo, Vito Maria Laforgia, Giuseppe Mariani, Andrej Bako, Karen O’Brien, Gareth Mitchell, Andy Diagram, Bruno Romani, Michel Le Maigne, Sergio Cacherano Staropoli, Luciano Caruso, Stefano Bartolini, Gianni Lenoci, Mauro Costalonga, Bartolomeo Sailer aka Wang Inc., Fulvia De Colle, Norontaco Bagus Kentus, Marcello Magliocchi, Vito Ciampa, Igor Alban Chevalier, Maurizio Suppo, Michele Brieda, Roberto Ottaviano, Bart Maris, Paolo De Piaggi, Domenico Caliri, Paolo Caleo, Lorenzo Commisso, Federico De Pizzol, Alessandro Boscolo, Marco Crestani, Walter Belloni, Valeria ‘Zazie’ Merlini, Claudia Cancellotti, Marino José Malagnino, João Filipe, André Coelho, Patrizio Pica aka Ben Presto ed altri; i poeti Federico Tavan e Bruno Clocchiatti; con i gruppi Le Bambine, Orbitale Trio, Gbur, Margine, Kongrosian Trio, Babelis Project, Nudocrudo, Maisie, Black Taper Taiga, Trio Solzenicyn, Suonimmagine, i londinesi Rediffusion e DIN-Collective, Roy Paci’s Furious Alchemy Collective, i portoghesi Sektor 304, Skinstrings, Squame, Papiers Collés, Ipersensity, L’Amorth Duo, Camusi.
Ha tenuto concerti in Italia, Inghilterra, Paesi Bassi, Francia, Germania, Spagna, Portogallo, Svizzera, Austria, Slovenja. Ho suonato in festivals di musica improvvisata tra cui l’Italian Jazz Rebels (Bologna ’03); Fonomanie (diretto da Roberto Ottaviano e Marcello Magliocchi, Bari ’03); Pre Sonar Event (Londra ’05); Scatole Sonore al Rialtosantambrogio (Roma ’07); rassegne d’arte contemporanea tra cui la 48ma Biennale di Venezia (1999); la Biennale Internazionale Arte Giovane (Torino ’02); Hic Et Nunc (Udine ’02, ’03, ’04); AD’A-Area D’Azione (Rocca Sforzesca, Imola ’04); Torture Garden (Buttrio ’06); gallerie d’arte come la Galleria Neon Campobase (Bologna ’05); Villa Manin-Centro d’Arte Contemporanea (Udine ’02, ’05, ’06); Galleria Contemporaneo (Venezia ’07); Illuseum (Amsterdam ’07); teatri come il Teatro Miela (Trieste ’04); centri sociali come il Leoncavallo (Milano); il CPA (Firenze); centri culturali come The Foundry (Londra ’07); Galeria Zé Dos Bois ZDB (Lisbona ’07); La Centrale (Bordeaux ’07); università come l’Accademia di Belle Arti di Bologna (’04); il Dams di Torino (’06); performance presso stazioni radiofoniche come la storica radio sperimentale del London Musicians’ Collective, Resonance 104.4FM (Londra ’05) dove ho presentato anche l’attività e la musica di Setola di Maiale.
Oltre all’attività di batterista, compone musiche creative ed elettroniche. I suoi lavori sono stati utilizzati dal regista sperimentale Giovanni Andreotta e per videoinstallazioni di Gorazd Krnc, Toni Mestrovic, Alessandro Amaducci, Sammlerfamilie/Filoart, Tullio De Gennaro, Renzo Cevro-Vukovic, Lorenzo Commisso, Alan De Cecco (Sodagraphx). Nel 2005 il progetto audio/video Papiers Collés – in trio con Lorenzo Commisso e Alan De Cecco – è segnalato e in mostra a Roma al Premio Nazionale delle Arti Multimediali del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca bla bla bla. Insieme a Patrizia Oliva, ho realizzato i suoni per la mostra Destillaat 10, dell’artista Iris Ollschewski, Nijmegen (NL) ’07.
Nel 1993 fonda, inizialmente con Paolo De Piaggi, Setola di Maiale – musiche non convenzionali un network/catalogo di musicisti d’avanguardia che ad oggi ha prodotto circa 120 albums e coinvolto oltre 150 musicisti italiani e stranieri.
Ha organizzato festivals di musiche creative legate a Setola di Maiale, negli anni 1997, 1998 e 2003.

MADAME P
Touring through U.S.A ., U.K., Scotland, The Netherlands, France, Germany, Spain, Portugal, Switzerland, Slovenja.
Improvised with: Andrea Marutti, Luca Sigurtà, Luca Pagani, Roberto Bellatalla, Tommaso Rolando, Marco Ravera, Stefano Giust, Dominik Gawara, Herb Diamante, Jacopo Andreini, Metuo, Stefania Pedretti, Katia Zinichino, A034, Bruno Dorella, Virgilio Villoresi, Blanche, Tommy Greenwood, Paul Baran, Radikal Satan, UR, Alessandro Calbucci, Xabier Iriondo, Merlina Moreno, Sektor 304, Claudio Gavina, Bjerga, Iversen, Serraglia, Stefano Migliosi, Marino Josè Malagnino, Rinus Van Alebeek, Francesco Calandrino, Jeff Gburek, Mat Pogo, Zazie, Alessandro Buzzi, Roberta JD Meatball, Walter Belloni, Viclarsen, Bugo, Nora Keyes, Claudio Parodi, Harshcore, Jeremy Stone, Arno (Zea) and more.

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vonneumann

vonneumann, brevemente detto nn, nasce dallo scioglimento (nel 1999) di un gruppo, gli arborio, composto esattamente dalle stesse persone che, ad oggi, compongono nn. sarebbe lunga spiegare perché e percome ci si è ritrovati a sciogliere un gruppo per formarne un altro apparentemente identico e ciò non verrà fatto in questa sede.

tuttavia vi sono delle differenze. in primo luogo l’approccio. vonneumann è un gruppo concettuale, non si muove se non ha un’idea molto forte a supporto di un progetto, qualsiasi esso sia. la composizione è spesso subordinata alle idee che animano i nostri quattro. in un certo senso si potrebbe dire che vonneumann è alla ricerca di una forma artistica astratta da esprimere attraverso la musica. inoltre va sottolineato l’aspetto ludico del gruppo: ogni concetto che poi si traduce in musica, deve di necessità commuovere attraverso l’ilarità. altrimenti non viene preso in considerazione.

tutto ciò dovrebbe, con grande auspicio del buon nn, essere chiaro o chiarito dal sito di vonneumann (www.vonneumann.net ) ove si tenta di esemplificare ogni concetto per via di testi e immagini e quant’altro,
e al quale si rimanda.

della musica si può dire che nn iniziò come free rock composto da batteria, basso e due chitarre. furono aggiunti poi: clarinetto soprano e basso, tromba, violoncello e un massiccio uso del computer, sia in fase di esecuzione (synth virtuali, drum machine, dsp in tempo reale, macchine programmate in max/msp e reaktor) che in fase di editing, vista come ulteriore fase di composizione.

l’approccio free è rimasto e si avverte in molti pezzi dove volutamente manca un tempo preciso o una partitura definita. spesso si parte da registrazioni di improvvisazioni che poi vengono rilette in diverse maniere: o si impara a suonare ciò che si è improvvisato, o si lascia così, o si modifica in post produzione attraverso del software. altre volte si compone con arrangiamenti di varie nature: un po’ demodé, ma sempre efficace.

fatto sta che l’improvvisazione è un elemento centrale di vonneumann.

una delle caratteristiche principali di vonneumann è il fare tutto. dal posizionare i microfoni al mixaggio, al comporre laboriose e ironiche note stampa per la critica, vonneumann è sempre riuscito a fare ciò che voleva senza l’intromissione di nessuno, grazi’anche alla disponibilità di una sala prove tutta per sé. l’unica forma di input esterno, oltre alle “brevi in cronaca”, è la collaborazione con altri musicisti (ivan rossi di elec, i tanake,
s. de leon e amanda mason wiles dei rollerball, ecc.), ma rimane come punto nodale e di importanza primaria la possibilità di poter scegliere e dispensare solo all’interno di nn.

e questo forse è il motivo centrale per cui vonneumann scelse, fin dall’inizio, nel 1999, di non cercare di far diventare il gruppo una professione, ma di tenerlo in vita solo per una necessità personale: quella dell’espressione di quattro persone in un’entità comune, vonneumann, per l’appunto.

riassumendo:

,t    —    chitarra, violoncello, samples, programming, synth.

bof    —    chitarra, clarinetto soprano e basso, loops,
suoni elettroacustici, microfoni piezoelettrici.

fr    —    basso, tromba, loops, samples, synth.

dj    —    batteria, percussioni, synth.

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